Quel faro sempre acceso sul Colle



È un faro sempre acceso in acque perigliose, il presidente Mattarella. E la luce, fatta di parole, di richiami precisi, di sguardi disincantati e fermi, s’è vista molto bene, nel messaggio di fine anno. Mentre parlava al Paese - in piedi, guardandolo negli occhi - di pace, di violenza, di guerra, di libertà e di donne: nelle parole che ha pronunciato più volte c’è tutto un universo di valori, di richiami, di sollecitazioni. 

Parlando della «violenza più odiosa, quella sulle donne» ha dato una lezione sui sentimenti: «l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore - quello vero - è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità». E ha ricordato quanto possano pesare le parole: «Altre forme di violenza sono quelle verbali. Penso alla pessima tendenza di identificare avversari o addirittura nemici. Verso i quali praticare forme di aggressività. Anche attraverso le accuse più gravi e infondate. Spesso, travolgendo il confine che separa il vero dal falso. Queste modalità aggravano la difficoltà di occuparsi efficacemente dei problemi e delle emergenze che, cittadini e famiglie, devono affrontare, giorno per giorno». Chissà se la politica ha inteso quanto questa forma di violenza allontani gli italiani dalle urne, dalla verità, dell’idea più nobile di democrazia. «Possiamo dare tutti qualcosa alla nostra Italia - ha precisato ancora -. Qualcosa di importante. Con i nostri valori. Con la solidarietà di cui siamo capaci. Con la partecipazione attiva alla vita civile. A partire dall’esercizio del diritto di voto. Per definire la strada da percorrere, è il voto libero che decide. Non rispondere a un sondaggio, o stare sui social. Perché la democrazia è fatta di esercizio di libertà». E i valori li ha ritrovati nella composta pietà della gente di Cutro, nell’operosa solidarietà dei ragazzi di tutta Italia che, sui luoghi devastati dall’alluvione, spalavano il fango e cantavano Romagna mia.

La pace, ha poi detto, «è il più urgente esercizio di realismo: va perseguita, non basta far tacere le armi». Il rischio concreto - ha aggiunto riferendosi all’Ucraina, alla Striscia di Gaza e alla dura reazione militare di Israele - «è quello di abituarsi a questo orrore. Alle morti di civili, donne, bambini».

Ha parlato anche del lavoro che manca, di lunghissime liste d’attesa negli ospedali, di scarsa sicurezza, di evasione fiscale («ostacolo allo sviluppo dell’Italia»), di intelligenza artificiale (« è destinata a modificare profondamente le nostre abitudini; dobbiamo fare in modo che questa rivoluzione resti umana»).

Richiami importanti, quelli del Colle, a patto che chi di dovere li sappia cogliere.













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