il messaggio

Primo maggio, Muser in Duomo a Bolzano: «Tutelare la dignità del lavoro»

Il vescovo ha invitato a garantire «condizioni eque e parità retributiva tra donne e uomini»



BOLZANO. Per sottolineare l’importanza della dignità del lavoro, nella Festa del 1° maggio la Commissione diocesana per i problemi sociali e del lavoro ha invitato a una celebrazione presieduta dal vescovo Ivo Muser in duomo a Bolzano.

Il vescovo ha ricordato che “il lavoro non ha solo un prezzo ma è un valore, espressione dell'uomo e della donna nella loro interezza e dignità di persone. Possano solidarietà e sussidiarietà restare le idee guida per un’economia che fornisce il suo contributo importante allo sviluppo della società.” In questo ambito, ha sottolineato Muser, rientrano anche ”condizioni di lavoro e salariali eque e la parità retributiva tra donne e uomini.”

Nella sua omelia monsignor Muser ha poi invitato a porsi in modo critico “verso una mentalità che si lascia guidare da una pressione impietosa: le leggi del mercato, della redditività, dell’efficienza, dell’incremento dei profitti, che sono legittime, non possono essere gli unici criteri e soprattutto non possono diventare indipendenti o assoluti. Il capitale deve essere al servizio delle persone e non viceversa.”

Nella Festa dedicata a chi lavora, anche a titolo di volontariato, il vescovo ha espresso la sua vicinanza “a tutte le persone impegnate per un futuro dignitoso del proprio lavoro e della propria impresa, che sono il sostegno delle famiglie e della promozione sociale del nostro territorio.”

Rivolgendosi ai responsabili politici, Muser ha detto di confidare “che le istituzioni comunali, provinciali e statali prendano a cuore le richieste di chi si sforza ogni giorno di rendere viva la nostra comunità. Unendo le forze in un gioco di squadra, si potrà fare molto per il bene comune: per conservare le attività economiche e lavorative e per creare nuove opportunità, capaci di promuovere un lavoro sempre più sostenibile e sempre meno precario, soprattutto per i nostri giovani.”

 













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antonella mattioli

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