La PAC in 16 punti secondo l’Italia della green economy



Canale Energia - Tutelare le risorse ambientali e individuare gli elementi della green economy che possono spingere lo sviluppo delle imprese agricole italiane. Con questo obiettivo il gruppo di lavoro guidato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, composto da associazioni ambientaliste e agricole e supportato dai ministeri dell’Agricoltura e dell’Ambiente, ha redatto un documento in 16 punti per riflettere sulle limature da apportare alla nuova PAC (Politica agricola comune) e per “condividere alcuni principi in coerenza con quelli della green economy”, ha evidenziato Giuseppe Dodaro, responsabile area capitale naturale, infrastrutture verdi e agricoltura, Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, intervenuto durante gli Stati generali della green economy a Ecomondo 2018 (Rimini, 6-9 novembre). La nuova PAC, ha proseguito Dodaro, dovrà garantire tra gli agricoltori un “reddito equo, magari incentivando nuove forme di agricoltura, come l’agricoltura sociale” o quella biologica, verso cui gli operatori auspicano un rialzo del tetto del 3% previsto dalla precedente programmazione. Inoltre, dovrà “spingere un modello che premia aziende che effettivamente producono benefici per la società – ha precisato il responsabile – dal cibo sano e di qualità, tema nuovo inserito nella PAC, alla riduzione dell’uso dei pesticidi chimici, dalla mitigazione dei cambiamenti climatici, anche tramite la costruzione di nuove infrastrutture verdi, alla tutela della biodiversità”. L’auspicio, ha rimarcato Dodaro, è che la nuova PAC “non si traduca in una marcata nazionalizzazione ma in un forte coordinamento”, nella “riduzione della burocrazia per le imprese” e nella “premialità basata su risultati misurabili”. Per questo, il piano nazionale strategico, in cui la PAC si traduce, dovrà “essere capace, attraverso una fase ampia di coordinamento ministeriale, di formulare una proposta organica salvaguardando le specificità regionali”. I punti salienti del documento elaborato dal tavolo tecnico del consiglio nazionale della green economy. – pagamenti di base per la sostenibilità: nuove opportunità di lavoro nelle aree rurali; – riconoscimento servizi sociali forniti dall’agricoltura: indicare modalità per promuovere forme di diversificazione delle attività con risvolti sociali ed educativi; – ruolo dell’agricoltore: spunto dalla proposta della Commissione, individuare questa figura per concentrare il supporto per chi vive di agricoltura; – eco-schema, schema per il clima e l’ambiente: perchè abbia reale applicabilità ed efficacia destinargli una quota di risorse rilevante. Il tavolo ritiene che debba diventare obbligatorio per gli Stati e volontario per gli agricoltori; – agricoltura biologica: affinchè sia più estesa si potrebbe pensare a pagamenti diretti; – gestione del rischio: per tutelare il reddito, quali contributi finanziari alle polizze assicurative e ai fondi di mutualizzazione per le fitopatie o le emergenze ambientali; – forestazione produttiva e gestione delle aree boscate; – sistemi di misurazione, per risolvere le criticità che impediscono di capire come si sta muovendo l’agricoltura verso la sostenibilità. “Una delle priorità della Commissione UE è stata quella di integrare la politica climatica negli obiettivi ambiziosi della PAC”, ha commentato Flavio Coturni, Capo Unità prospettive politiche, Direzione generale dell’agricoltura e dello sviluppo rurale, Commissione europea. In più, ha evidenziato, “ha introdotto il principio del “nessun passo indietro” che prenderà in considerazione la totalità del piano strategico nazionale”, riassunto in una “SWOT su quali sono le esigenze reali a livello locale e territoriale”. Inoltre, per verificare i risultati dei 30 indicatori di impatto “saranno analizzate le dotazioni finanziarie anno per anno”. “Avendo seguito da tecnico diverse riforme della PAC chiedo attenzione ai processi di semplificazione”, ha commentato Alessandra Pesce, Sottosegretario al MIPAAFT. “E’ chiaro che non dobbiamo fare passi indietro su controlli e certificazione, ma dobbiamo ragionare su modalità attuative semplificate”. Ad esempio “l’eco-schema se applicato nel Pilastro I presenta difficoltà dal punto di vista gestionale”. “Ci sono temi di carattere nazionale e altri temi di migliore e più corretta applicazione a livello regionale”, ha concluso il Sottosegretario riferendosi al new delivery model, “non ci devono essere scontri ma bisogna fissare un obiettivo comune per massimizzare i risultati delle risorse disponibili”.









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