Terna: “Al 2020 altri 6 GW fuori mercato. Uvam al via dal 1° novembre”



Quotidiano Energia - In base ai segnali dei mercati spot, Terna si attende un’ulteriore dismissione di 6 GW di capacità termoelettrica da qui al 2020, passando dagli attuali 58 GW effettivamente disponibili a 52 GW.  E’ quanto afferma il Tso nella documentazione depositata alla X commissione del Senato durante l’audizione sull’autoconsumo. Occasione nella quale il responsabile strategie Luigi Michi ha anche annunciato l’avvio delle Uvam dal prossimo 1° novembre, con i primi contratti a termine dal gennaio 2019. Il Gestore di rete ha tracciato uno scenario per l’Italia che tiene conto anche degli obiettivi più sfidanti sulle rinnovabili su cui sta lavorando la Ue (“32% sui consumi contro il 28% della Sen”). Il nostro Paese, ha spiegato Michi, ha già “una buona base di partenza”: 30 mila MW Fer non programmabili, di cui 20 mila FV e 10 mila MW eolico. Con una penetrazione che “in alcuni mesi è intorno al 40% ma può superare il 60% su base giornaliera e il 90% sulla singola ora”. Insomma, la “decarbonizzazione è a portata di mano” ma occorre “agire su piani paralleli, non una risorsa alla volta ma più risorse che concorrono verso l’obiettivo”. Inoltre, ha aggiunto, il phase-out del termolettrico che ha già visto una riduzione sotto i 60 mila MW dai 77 mila MW del 2012 “deve essere controllato per garantire un margine di riserva adeguato”. Nel 2017 quest’ultimo era di 7.000 MW, ma con 6 mila MW “siamo a livelli comparabili all’import”, e “non possiamo lasciare la sicurezza energetica nazionale nelle mani di altri Paesi”, ha rimarcato. Michi ha elencato 4 priorità su cui intervenire. Il primo è “l’evoluzione del mercato che coinvolga tutte le risorse”. Nelle slide si fa riferimento anche alla necessità di “segnali di prezzo di lungo termine”. Pur senza menzioni dirette del capacity market, forse per evitare di premere su un dossier particolarmente delicato in questo momento, dopo la “pausa di riflessione” presa dal Governo. Le altre priorità sono la “gestione dei dati accurata e puntuale”, lo storage  e le infrastrutture, ossia “una magliatura di rete adeguata”. Il tema degli accumuli è senz’altro tra i più interessanti. Michi ha esortato a scegliere la tecnologia in base alle peculiarità dell’uso che se ne vuol fare: il pompaggio se “centralizzato” l’elettrochimico se “decentralizzato”, il power-to-gas “se c’è stagionalità”, con “l’uso dell’idrogeno che necessita di una convergenza di più filiere (per esempio i gas tecnici)”. Sui pompaggi, l’esponente di Terna ha spiegato che avendo “un rendimento del 70%”, l’utilizzo è conveniente “solo se il prezzo di vendita dell’elettricità è superiore del 40% di quello speso per pompare”. Nel 2008 “si arrivava anche a 70 €/MWh di gap” ma ora le Fer “hanno schiacciato lo stacco tra prezzi peak e off-peak”. I pompaggi “possono però fornire servizi di programmazione”, un ruolo che “possiamo fare noi anche se non abbiamo e non vogliamo la proprietà”. Peraltro ha sottolineato Michi, su 7.000 MW di pompaggi italiani circa 1.000 MW sono già soggetti alla programmazione diretta di Terna. Il problema è però che i bacini sono “quasi tutti confinati al Nord”, per cui “servono altri 5.000 MW (al 70-80% pompaggi e il resto batterie) al Sud e isole”. Poi il Tso ha affrontato nello specifico il tema oggetto dell’audizione: l’autoconsumo. “Noi non siamo contrari anche perché l’evoluzione è inarrestabile – ha detto Michi - ma serve un modo controllato e la possibilità di contare su servizi di rete (stabilità della tensione e della frequenza)”. In sostanza, Terna è favorevole a “un uso intelligente dell’autoconsumo ma con forme di incentivazione esplicite anche perché l’Italia ha reti importanti pagate dal cittadino, con una qualità del servizio elevata”. Insomma: no all’esenzione dagli oneri di rete e di sistema, che oggi pesa per 1,8 mld € sulle bollette, rimarca il Tso. Michi ha peraltro aggiunto che con il progetto pilota sulle Uvam “abbiamo rotto le barriere” perché “il soggetto che partecipa può essere parte di un Sistema di distribuzione chiuso”. Le Uvam aprono poi per la prima volta alle auto elettriche col sistema V2G. Rispondendo alle domande dei senatori, Michi ha sottolineato che la rete italiana “è perfettamente pronta a sostenere uno sviluppo poderoso della mobilità elettrica”. Anche passando dalle attuali poche migliaia a 10 mln di veicoli da qui al 2030 “al massimo si avrebbero 25 mld kWh in più di consumi, e la rete si è ridotta di 40 mld kWh dal 2008 a oggi”. Al limite, ha concluso, “c’è un problema di potenza, se tutti i cittadini alle 10 di sera caricano in contemporanea”. Ma “la tecnologia ci consente di distribuire nel tempo e nello spazio le ricariche”.









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