Il dispettoso Kompatscher e l'inqualificabile Pancheri



Se ci fosse l’oscar dello stupore, questa settimana sarebbero in due a contenderselo. Uno, in buona compagnia, è Kurt Pancheri, il consigliere comunale leghista che maltratta i gay di fronte a un presidente del consiglio comunale (ed ecco la buona compagnia) che anziché zittirlo all’istante, invitandolo a scusarsi e a lasciare l’aula, fa lo spiritoso e si mette a parlare di verdura. Poco conta cosa dica il regolamento: al cospetto di un simile episodio, avremmo voluto vedere una scena molto diversa. Un’indignazione unanime immediata e totale. Le prese di distanza, che pur (fortunatamente) ci sono state, sono arrivate a scoppio un po’ troppo ritardato. E quando va così, non indignano solo le parole, ma indignano anche le azioni (le lentezze o i silenzi) di chi non ha saputo arginare a dovere Pancheri.

Ma a stupire forse ancor di più - per ben altri motivi, ovviamente - è quanto è successo quasi nelle stesse ore nell’aula del consiglio provinciale. È infatti lì che è andato in scena il gesto - stupefacente - di un presidente della Provincia che fin dal principio ha detto che non si sarebbe fatto imporre il vice da nessuno. Tutti pensavano, com’è ovvio, che Kompatscher parlasse del leghista Vettorato, che invece s’è fatto imporre come vice da Salvini senza batter ciglio, dopo aver illuso un Bessone che ha trovato nelle ragioni di Stato (anzi: di Provincia; anzi: di Lega) il senso del suo doloroso passo indietro. Ma... Kompatscher forse parlava di Achammer. Il granitico tandem che si spezza fa gridare alla vittoria i contadini, fieri d’aver portato Schuler a un passo dal re, ma ha origini politiche molto più complesse e dagli esiti in parte imprevedibili.

Kompatscher, giovedì, non ha solo ucciso politicamente il vice che in campagna elettorale ha certo cercato di fargli ombra: ha azzoppato l’Obmann del suo partito, il delfino, il predestinato, l’amico di Kurz, il politico che ha gestito per la Svp la trattativa più delicata degli ultimi anni (in un tavolo che Kompatscher non ha mai mollato), l’uomo che fra cinque anni dovrà sostituirlo. Come noto, infatti, sua maestà Arno ha detto fin dal primo giorno che avrebbe fatto il presidente per 10 anni, non un giorno di meno (ora è quasi certo) e non un giorno di più (ora qualche dubbio sorge). E Philipp, dopo 5 anni da vice, sarebbe stato al posto giusto al momento giusto. Un principe ereditario più che uno scudiero. Il delitto (dispetto?) politico che s’è consumato in aula cambia gli equilibri e fa persino immaginare che la legislatura - visto che Kompatscher e Achammer non si parlano praticamente più - possa interrompersi prima del previsto. E qui siamo oltre lo stupore.













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