In Alto Adige il voto del 21 ottobre è già quasi tutto scritto



Arrivano le elezioni e a fare notizia, in Alto Adige, sono i litigi, che non mancano mai, e le spaccature all’interno di partiti che di questo passo potrebbero quasi riunirsi in ascensore. Sarà perché il risultato generale è pressoché scontato: ci s’emoziona solo chiedendosi se la Svp perderà ancora qualche voticino. Sarà perché il partito degli italiani è sempre più lontano dal veder la luce: nell’italico mondo locale c’è persino chi corre per far perdere gli altri più che per vincere. Sarà perché persino la giunta provinciale è quasi definita: la Svp ha già le idee chiare sui suoi e si tiene le mani craxianamente libere solo rispetto ad un paio di opzioni (in mano agli elettori italiani, che decreteranno quasi certamente chi andrà al governo). Sarà perché uno dei pochi dubbi riguarda la vituperata Regione: si dice che Kompatscher, anche se dovesse imbarcare la Lega, si guarderà bene - se a Trento vincesse Fugatti - dal riproporre la staffetta. Della serie: va bene il tandem Durnwalder-Dellai, passi anche quello Kompatscher-Rossi, ma non esageriamo. C’è persino chi dà per già definito il piano: addio staffetta e a capo della Regione Ugo Rossi, presidente uscente e ben difficilmente rientrante a Trento. 

A mancare sono però le grandi idee. Anche in Alto Adige - dove si può riproporre il dicorso sulla mediocrazia che ho fatto per parlare del Trentino -  la classe dirigente langue. E spesso, come anche le ultime vicende dimostrano, la politica, fra fedeltà e autorevolezza, sceglie senza indugio la prima. Un’autonomia che il sovranismo imperante potrebbe prendere ogni giorno a cannonate si prepara così alla sfida del 21 ottobre?













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Massimiliano Bona

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