In Alto Adige il voto può riservare sorprese



Mentre il Pd altoatesino ha faticato persino a trovare un’intesa  sui posti da assegnare in lista ai candidati di maggior spicco, come se noi elettori ci facessimo ancora condizionare da queste obsolete alchimie, gli altri partiti s’organizzano. Nel centrodestra con qualche affanno: perché la coalizione ha già deciso di arrivare divisa al traguardo. La Lega vuole infatti tenersi le mani libere: sente profumo di governo e non intende condividere questa possibile chance con gli alleati tradizionali. Ma, si sa, qui c’è un sistema elettorale diverso e le coalizioni nascono dopo il voto; non prima. Molte vie sono dunque ancora aperta e la Svp - come ben si coglie anche da ciò che ha detto il presidente Kompatscher alla nostra Gonzato - non s’è mai tenuta le mani così libere. I patti granitici col Pd che hanno portato il 4 marzo all’elezione della Boschi e di Bressa ora sono dei ghiaccioli lasciati sotto il sole. 

La destra tedesca punta a mandare un segnale forte alla Svp, ma scalfire il partito di raccolta è cosa diversa dall’impensierirlo. I verdi sono come sempre già pronti: hanno fatto presto i compiti e anche loro nutrono qualche “speranziella” di andare nella stanza dei bottoni. Köllensperger cerca però di superarli, spiazzando anche chi l’ha portato sin qui: il Movimento 5stelle.

La vera incognita, soprattutto se si pensa al versante italiano, sta in un luogo ormai diventato mitico: il centro. Ammesso che gli elettori che un tempo avremmo chiamato moderati esistano ancora. Cosa non scontata nell’Italia di oggi: affezionata all’odio e alla divisione più che alla mediazione.

In tutti i casi, proprio al centro Roberto Bizzo cerca di trasformare l’operazione rancore (nei confronti di un Pd che ha sempre parlato un’altra lingua) in una oculata strategia che in fondo non dispiacerebbe anche alla Svp: conquistare uno spazio, anche minimo, in un’area moderata che in Alto Adige c’è sempre stata. Di qui la scelta (di Bizzo) di puntare su Ennio Chiodi come capolista e su una serie di giovani, riservandosi un posto non di prima fila. Se quest’area conquista un consigliere, lo si può già chiamare assessore. I vincitori sono già noti, ma sui gradini del podio (della giunta) potrebbero esserci sorprese.













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