L'Italia dei Lanzalone e la nave in mezzo al mare



C’è ancora una barca in mezzo al mare: l’Aquarius. Una nave alla deriva della civiltà o un perfetto esempio della determinazione (o machismo?) del nostro Paese, a seconda dei punti di vista. Ma quella “zattera della speranza” che oggi dovrebbe raggiungere Valencia, è anche una perfetta metafora del nostro Paese. Un’Italia che naviga all’apparenza senza capitano o con un capitano comunque di facciata: a far la voce grossa e a decidere sono i suoi due vice. Anche se non intendono navigare esattamente verso la stessa meta. 

S’affronta con identica e determinata scioltezza ogni tema. Che si tratti di migranti o di sicurezza, confondendo fra l’altro spesso i piani, o che si parli dell’inchiesta sullo stadio di Roma, indagine che sembrerebbe rivelare commistioni che pensavamo legate a ben altre stagioni politiche, l’approccio è sostanzialmente lo stesso. E la risposta univoca: ci attaccano perché ci stiamo muovendo bene e perché vogliamo cambiare le cose.

Risposta: ma Lanzalone - protagonista perfetto per il romanzo dell’Italia di oggi - mica l’hanno inventato quei cattivoni della stampa o dell’opposizione (se c’è ancora)...

A parlare saranno le inchieste. Si può però già dire che lo scaricabarile è degno delle precedenti Repubbliche. La sindaca Raggi si sente attaccata perché donna. Un grande classico. Il fatto che lei guidi l’amministrazione che viene messa sotto osservazione non è però una questione di genere. E la storia insegna che farla diventare tale è un errore anche dal punto di vista culturale. Sempre lei, la Raggi, tira in ballo anche il “nostro” Fraccaro, ora ministro: «Furono lui e Bonafede a presentare Lanzalone».

Il destino della nave Aquarius, invece, è un incendio che scalda cittadini che su questi temi sono già anche troppo infiammati. 

Persino a queste latitudini si parla ormai solo di migranti e di sicurezza. Di autonomia, intesa come motore che ha prodotto risultati straordinari, non parla più nessuno. C’è solo una gran voglia di cambiare. E di mandare segnali a un Palazzo che stenta a trovare la lucidità necessaria per leggere il presente. 













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