La politica brucia (chi la pratica), ma non infiamma (gli elettori)


di Alberto Faustini


Si sciolgono le Camere. E insieme al Parlamento sembra quasi sciogliersi la politica. Del resto, va in archivio la stagione dell’autocombustione. S’è bruciato da solo Pierluigi Bersani, all’inizio della legislatura: prigioniero della sua ironia e dei suoi dialoghi surreali con il Movimento 5 stelle. Al fuoco è fra l’altro rimasto affezionato, visto che poi s’è dedicato a bruciare buona parte dei progetti altrui.

S’è bruciato da solo anche Enrico Letta: l’uomo probabilmente giusto per la stagione certamente sbagliata è rimasto fermo sulla pista senza mai riuscire davvero a decollare. E la storia forse un giorno ci dirà se non sia stato in grado lui, di far partire quella stagione, o se l’abbia bloccato chi voleva solo sostituirlo, pur invitandolo a stare sereno. L’invito, come si ricorderà, portava la firma di Matteo Renzi: il simbolo per antonomasia dell’autocombustione. S’è infatti fatto e distrutto da solo, il presidente di una stagione iniziata con la speranza e finita con la supponenza. Le idee non mancavano, ma ci ricorderemo del giglio magico, a cominciare dal ruolo opaco di Maria Elena Boschi, più che della rivoluzione che poi non c’è stata. Le dimissioni di Renzi - atto straordinario nel Paese in cui nessuno molla la poltrona e gesto persino clamoroso, considerato che la maggioranza che lo sosteneva ha retto fino ad oggi - dovevano farlo risorgere. Invece l’hanno sostanzialmente definitivamente bruciato, almeno come premier. 

Rischia invece di continuare a bruciare a fuoco lento - dimostrando di saper camminare con garbata abilità sulle braci ardenti di quel che resta della politica italiana - l’attuale presidente Gentiloni. Quelli che hanno fretta di sostituirlo sono infatti gli stessi che sono pronti ad affidargli il governo (governissimo, considerato chi potrebbe sostenerlo) del futuro, pur di non vedere Palazzo Chigi in mani “nemiche” (leggi Cinque Stelle).

Bruciano infine di rabbia - anche se da queste parti il problema è trovarle, le persone giuste da mettere in campo - molti dei potenziali candidati che potrebbero non trovare posto nelle liste e che per arrivare o tornare a Roma hanno bisogno del sostegno di elettori sempre più distaccati, arrabbiati, delusi. Non sarà facile, recuperare fiducia in pochi mesi: perché la politica non infiamma più, ma sembra bruciare chi la sfiora. Provarci è però necessario.













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