«Ciao splendido amico» L’Oltradige piange Julian 

Il ricordo dedicato a Terzer: «Aveva 14 anni e una grande voglia di vivere» 


di Sara Martinello


CORTACCIA. Julian Terzer aveva quattordici anni. Venerdì sera viaggiava tra Salorno e Cortina sul suo Malaguti F10, uno dei motorini più comuni, quando nell’impatto con un’automobile forse in sorpasso la sua vita è finita. Erano le 19: probabilmente stava tornando a casa per la cena, dalla sua famiglia. A Niclara di Cortaccia, in una casa lungo una salita erta, una delle tante che dalla via del vino si inerpicano verso la montagna. Una famiglia come molte altre: un padre agricoltore, una madre, una sorella più piccola.

La pioggia il giorno dopo taglia un cielo bianco, i lembi di nebbia che scendono dai rilievi in lontananza e la chiesetta sulla curva. Un cane abbaia, trattori parcheggiati nel cortile di un edificio abbandonato. Passa una Vespa rossa, una macchia di colore sull’asfalto: a condurla è un amico di Julian, il quindicenne M. S. «Lo conoscevo da anni, eravamo alle medie insieme - spiega - ora io frequento le superiori a Ora, mentre lui andava alle medie a Salorno. L’anno prossimo sarebbe andato a Laimburg, all’istituto agrario. Non si poteva non essere suoi amici, lo eravamo tutti. Qui ci si trova tra coetanei, parliamo, ridiamo. Al posto di Julian resta un vuoto».

Sotto la piccola frazione di Cortaccia, prima di arrivare a Cortina, tra i filari di meli passa la strada dove il quattordicenne ha trovato la morte. Un’ombra nera segna l’asfalto nel punto dell’urto: qui gli amici di Julian hanno tracciato una scritta a terra con una bomboletta spray, “Pfiati Jambo. Immer unter uns”, e la data in numeri romani, come a trasformare la strada nella lapide del ricordo, fissando il giorno della morte con una scrittura solenne. Un’austerità appena smorzata dalla dolcezza di un grande cuore disegnato accanto al soprannome, “Jambo”. Sul ciglio della strada non si contano le candele accese in mezzo a un guanto da moto e pezzi del motorino di Julian.

Lo vegliano piccoli gruppi di amici. Ci sono anche due educatori del centro giovanile “Westcoast”, dove Julian si incontrava con gli altri ragazzi di Cortaccia e Magré. Non riescono a esprimere il dolore. Il desiderio di frequentare la scuola di agraria, gli amici a Magré, la formazione da vigile del fuoco volontario: Julian conduceva una vita tranquilla, cogliendo le occasioni di socialità e di crescita che il circondario gli offriva. «Era pieno di vita, aveva sempre il sorriso sul volto. Per lui era fondamentale trovarsi insieme a persone dall’animo affine al suo, stare con gli amici e crescere. Come tutte le persone giovani voleva vivere appieno. Il suo essere speciale ci mancherà», scrivono gli educatori del Westcoast sul sito del centro giovani.

Franz Josef Campidell, incaricato pastorale delle sette parrocchie dell’Oltradige, commenta: «Dell’incidente fatale mi ha informato il padrino di Julian, il ragazzo aveva ricevuto la cresima appena un anno fa a Magré. Anche se non conosco molto bene la famiglia, tutte le sette parrocchie sono unite nel suo dolore».

Il sindaco di Cortaccia Martin Fischer si unisce al cordoglio: «Conosco la famiglia Terzer e le sono vicino nel rammarico. A quell’età si sta coi propri amici, non si può pensare di morire. È l’età dello svago e della crescita. Domani (oggi per chi legge, ndr) per Magré doveva essere un giorno allegro, con la festa per santa Gertrude di Nivelles, patrona del paese. Ma è stato tutto annullato in segno di lutto».

A Cortina, intanto, la campana della chiesa suona greve. Si allestisce la camera funebre per Julian, morto sul colpo. Sul retro della piccola chiesa, nel cimitero, la famiglia Terzer, gli amici, i conoscenti si radunano sotto un portico. La pioggia batte incessante su croci e lapidi. Visi tirati, stremati dal pianto, le lacrime rugano la pelle più di quanto la pioggia solchi la terra. Non c’è spazio per le parole, in questo cimitero dove vecchi e giovani piangono insieme un quattordicenne, un bambino fino all’altro ieri.

Niclara, Magré, Cortina, l’uva e le mele, i trattori, la strada del vino. I cancelli aperti, le case abbandonate, la nebbia dai monti. La pioggia monotòna, tranne quando passano una macchina o un motorino. Forse in questi paesi la vita scorre più lenta che in città, seguendo i ritmi delle stagioni e quelli della scuola e del lavoro. Ma per Julian Terzer, che dai suoi quattordici anni tirava fuori la forza di crescere, di studiare, di adoperarsi come aspirante vigile del fuoco, l’Oltradige era una casa amorevole e un trampolino verso l’avventura della vita. Spezzata troppo presto sulla via di casa.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità