Fabio, il ritorno alla vita dopo una scarica a 230 volt 

Il 47enne di Laives quando è rientrato dal Vietnam aveva perso quasi 25 chili A Saigon per i medici il coma era irreversibile, «ora fa progressi ogni giorno»



LAIVES. Due mesi di ospedale a Saigon, in Vietnam, una campagna di solidarietà per permettergli di tornare in Italia, le speranze sempre più fioche. Fabio Anesini, il 47enne di Laives cui inizialmente i medici vietnamiti avevano diagnosticato un coma irreversibile, si è risvegliato. Ora lo aspetta un periodo di riabilitazione a Villa Melitta, a Bolzano, per recuperare la mobilità che una scarica elettrica di 230 Volt gli ha portato via.

Il primo luglio 2018 Fabio Anesini si trovava a Saigon: lì, infatti, con la sua compagna Lynth aveva intenzione di costruire una piccola casa in cui vivere coi tre figli (uno, Leo, di appena un anno, e gli altri due da una precedente relazione di Lynth). Da quella vecchia risaia comprata coi guadagni del mestiere di lastricatore sarebbero sorte le mura di un nido familiare, dove Anesini aveva intenzione di stabilirsi definitivamente a partire dal prossimo dicembre. Ma un’improvvisa scarica, durata per diversi minuti, ha reciso quel sogno e scagliato il 47enne nel buio di un coma che i medici di Saigon hanno ritenuto irreversibile. Così il racconto di Walter Anesini, fratello di Fabio: «Lynth l’ha ritrovato in stato di incoscienza, e quando ha provato a toccarlo è rimasta anche lei vittima di una scossa elettrica. A chiamare i soccorsi è stato uno dei figli, ma sono passati almeno 15 minuti prima del loro arrivo». Le conseguenze sono state l’arresto cardiaco e danni tanto gravi da trattenere Fabio in bilico tra la vita e la morte per diversi giorni. Poi, più di due mesi di coma, con spese quasi insostenibili per la famiglia Anesini, considerando anche che Fabio non aveva contratto una copertura assicurativa per infortuni all’estero. Una situazione economica già messa in difficoltà dai costi per le cure del padre, colpito danni fa da un ictus cerebrale. In settembre, un insperato miracolo: Fabio Anesini si risveglia dal coma. Nel frattempo la sua storia è passata per le pagine dei giornali altoatesini, per i microfoni di radio e televisioni, raccogliendo l’attenzione di personalità locali. Alcuni conoscenti si attivano sotto il nome di “Fabio’s Friends” per raccogliere i fondi necessari al rimpatrio di Anesini: piccole donazioni negli esercizi commerciali di Laives, e il 29 settembre una grande festa sotto il tendone della parrocchia. La generosità degli abitanti di Laives si fa sentire. Gli amici di Fabio raccolgono 8 mila euro, un piccolo capitale, ma per il costoso viaggio di ritorno ne servono 39 mila: nonostante gli sviluppi positivi, per Anesini è ancora difficile riuscire a respirare e a nutrirsi autonomamente. «Le difficoltà sembravano di nuovo insormontabili – interviene il fratello Walter –. È stato l’intervento dell’ambasciata italiana a Saigon, unito al costante interessamento dell’assessora provinciale Martha Stocker e al sostegno di Croce Bianca, Caritas, Cassa Raiffeisen e “L’Alto Adige aiuta”, a permettere il trasporto di Fabio dal Vietnam all’aeroporto di Monaco, e quindi all’ospedale di Bolzano». Fabio Anesini ha perso 25 chili, e ancora oggi le sue facoltà di linguaggio e la sua memoria sono pregiudicate da ciò che ha passato. Non è dato sapere quando potrà riabbracciare Lynth e i loro tre figli, ma per ora è certo di poter contare sul fratello Walter, sui “Fabio’s Friends” e sull’intera città di Laives. (s.m.)













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