La nonna-impiegata che ha cambiato vita  per amore della Lega 

«Ho 5 nipoti, di cui 2 gemelli. Onorata di essere alla Camera» «Il lavoro? Prima agli italiani. E difesa delle radici cristiane»


di Massimiliano Bona


ORA. «Quando mi hanno detto, un paio di mesi fa, che c’era la concreta possibilità di diventare deputata ho iniziato a riorganizzare la mia vita. Per non farmi trovare impreparata»: a parlare è Tiziana Piccolo, consigliera comunale di Ora (carica che manterrà), 62 anni ben portati, di origini venete.

Onorevole, cosa faceva quando l’hanno chiamata dalla Camera dei Deputati?

«Era l’11 gennaio e facevo la nonna a tempo pieno. Ho cinque nipoti: due gemellini di 18 mesi e tre bambini di 3, 5 e 6 anni. Soprattutto per seguire i due piccoli serve una grande energia e proprio per questo mi ero presa una pausa dal lavoro».

Prima della pausa che mestiere faceva?

«Ho il diploma di segretaria d’azienda ma nella mia vita ho lavorato soprattutto come impiegata e agente di commercio (per Bazar ndr)».

Facciamo un passo indietro: lei è trevigiana, di Valdobbiadene, terra del prosecco. Cosa l’ha portata qui?

«L’amore per un ragazzo di madrelingua tedesca di Lana. Ci siamo sposati giovanissimi: era il 1975 e avevo solamente 19 anni. Il rapporto, poi, non è durato nel tempo».

E com’è stato il suo approccio con la provincia di Bolzano?

«Facevo l’impiegata ma non sapevo il tedesco che da queste parti è fondamentale. A scuola, oltre all’italiano, ho studiato il francese. Sono tornata per un periodo al mio paese, per stabilirmi poi definitivamente qui..».

In Bassa Atesina..

«Sì, ad Ora, dove sono cresciuti anche i miei tre figli: Anita, Diego e Denise. Se sono in Alto Adige da 40 anni vuol dire che mi trovo bene. La mia famiglia d’origine è tuttora in Veneto dove torno comunque sempre molto volentieri».

I suoi avversari politici sostengono che lei abbia un figlio che simpatizza per Casa Pound. È vero?

«Sono solo bugie. In paese, ad Ora, è arrivata Casa Pound e mio figlio conosce di sicuro qualche militante. Hanno figli piccoli e sono cresciuti assieme. Lo trovo normale. Detto questo so per certo che non vota Casa Pound: noi leghisti siamo davvero un’altra cosa».

Cosa vi differenzia da Casa Pound?

«Tutto. Intanto siamo moderati e autonomisti. E soprattutto non siamo razzisti».

Parliamo allora degli stranieri..

«La penso proprio come Salvini: se sono regolari sul territorio e lavorano non abbiamo nulla da dire. La Lega aiuta anche chi fugge dalle guerre. Ma è importante che chi viene qui rispetti le nostre regole».

A quali regole si riferisce?

«Alla nostra cultura e alle radici cristiane, a cui tengo molto. Se io vado a casa di qualcun altro di sicuro non pretendo di imporre le mie abitudini e i miei costumi».

I porti vanno tenuti sempre e comunque chiusi? Come dice Salvini?

«Certo che sì. Una volta chi presidiava i confini era un eroe mentre oggi viene considerato un intollerante o un razzista. Perché non andate a farvi un giro in Australia per capire come vengono trattati i migranti?».

Ma sulle navi che questo Governo non vuol far attraccare ci sono anche donne e bambini. Da mamma e nonna cosa ne pensa?

«Salvini, a tutti i migranti, specie alle madri con bimbi piccoli, ha sempre garantito cibo e medicinali. Chi dice altro vuole solo strumentalizzare la questione».

Chi entra, dunque, va controllato. Sempre.

«Esattamente. E se non è in regola è bene che torni a casa sua. Io la penso proprio così...».

Lei ha detto poco fa: sì gli immigrati ma solo se lavorano. Giusto?

«Una precisazione. Il lavoro, se manca, deve andare prima ai nostri figli. Scusi, se lei ha da mangiare sfama prima i suoi bimbi o gli altri?».

Lei ha iniziato a fare politica una decina di anni fa, a Salorno. Come si è avvicinata alla Lega?

«Vivevo ad Ora ma nel mio paese non c’era ancora una sezione della Lega. A Salorno, invece erano piuttosto attivi».

Nel 2010 ci furono una serie di manifestazioni contro la moschea di via Nazionale in Bassa Atesina...

«Manifestazioni con scopi e obiettivi che ho sempre condiviso. Le nostre radici vanno difese a spada tratta».

La prima candidatura risale proprio a quel periodo. Cosa la indusse a farsi avanti?

«I miei colleghi leghisti di Salorno (vennero eletti Andrea Gallo e Mario Tondini ndr) avevano assolutamente bisogno di una donna per il rispetto delle quote rosa. Oltre a me c’era solo Nicole Girardi (all’epoca Tiziana Piccolo prese 23 voti e non entrò in consiglio ndr). Quindi mi sono prestata volentieri».

Poi, però, ha voluto aprire una sezione del Carroccio a casa sua. Ad Ora..

«È stato proprio così. Sapevo bene che in paese c’erano simpatizzanti della Lega. Faticavano, magari, a dire pubblicamente che ci votavano ma intanto ci votavano».

E al secondo tentativo, nel 2015, è riuscita ad entrare in consiglio comunale.

«La Lega ha fatto un seggio con il 4,3 per cento dei voti e io ho raccolto 23 preferenze come candidata sindaco e 15 come semplice consigliera».

Il fatto di essere veneta l’ha aiutata ad avvicinarsi alla Lega?

«Sì, dalle mie parti – dove dopo l’elezione a deputata mi hanno fatto diversi articoloni sentendo persino i parenti più stretti – la Lega è decisamente più radicata. In Alto Adige siamo cresciuti parecchi anni dopo. Grazie a Salvini e ai suoi ideali. Che sono anche i miei».

Che idea si è fatta della sanità altoatesina?

«Va riformata. Tutto deve essere organizzato meglio. Un anno fa ho trascorso, con una persona cara, una notte intera al pronto soccorso per una semplice frattura. Bisogna attrezzarsi meglio per smaltire code e liste d’attesa».

Cosa pensa delle grandi opere, come il Bbt ad esempio?

«A riguardo devo ancora studiare un po’».

E del rinnovo della concessione A22?

«Vale un po’ la stessa cosa, ma sarà mia premura informarmi a dovere».

C’è qualche altro tema a cui tiene in particolare?

«Sì, la sicurezza. In certe zone di Bolzano ho paura a girare da sola la sera. E ho conoscenti che vanno sempre a prendere le figlie che lavorano in centro come commesse. Così non va».

In che senso?

«Dobbiamo pensare a difendere la nostra gente e non dobbiamo avere paura di uscire. Quando sono arrivata qui, 40 anni fa, non era così...».

Se dovesse indicarci un paio di figure che ammira chi le viene in mente?

«Maria Montessori, nota per il metodo educativo che prende il suo nome, adottato in migliaia di scuole in tutto il mondo, e Papa Wojtyla, un esempio per tutti i cristiani, ma non solo (per Giovanni Paolo II però «la tutela delle famiglie, in particolare dei migranti e dei rifugiati, costituisce un progetto prioritario inderogabile» ndr)».

Che effetto le ha fatto entrare alla Camera?

«Ci ero già stata da turista, adesso sono qui da protagonista. Ed è un’altra cosa».

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