LA STORIA

Matteo, il bimbo di 2 anni "stregato" dalla torre di Vadena

È stato uno dei progetti più importanti seguiti dal sindaco Beati: 400 mila euro per il campanile del 1.200. Matteo, due anni appena, ha apprezzato. «Ogni volta che passa lo deve toccare, quasi fosse un essere vivente. Gli ho donato la chiave»


Massimiliano Bona


VADENA. A volte fare il sindaco è un privilegio. Non certo per il compenso – specie se lo si fa in una cittadina di un migliaio di abitanti – ma per le emozioni che si possono provare. La fortuna, questa volta, è toccata ad Alessandro Beati, che avendo un figlio in tenera età, è forse più sensibile di altri e sa sgranare gli occhi, come (purtroppo) sanno fare pochissimi adulti. Larga parte del merito, questa volta, è di un suo piccolo concittadino, Matteo Di Dio, due anni appena, «follemente innamorato di un campanile costruito alla fine del 1200». Ma partiamo dall’inizio.

Il restauro conservativo della torre campanaria.

«Il lavoro pubblico più interessante che ho realizzato negli ultimi anni - sottolinea Beati - è stato senza dubbio il restauro conservativo della torre campanaria a Birti (è costato 400 mila euro ndr), uno dei simboli del nostro paese. Ciò che non potevo immaginare nemmeno io all’epoca è come da un lavoro affascinante, anche se puramente tecnico, si possano originare dei risvolti impensabili».

Il modellino in legno.

«L’altro pomeriggio è passato in municipio Matteo per fare la carta d’identità. Mentre l’impiegato dell’anagrafe stava preparando il documento, ho notato che Matteo era fortemente attratto da un modellino in legno della torre campanaria, appoggiato sul davanzale della finestra dell’ufficio. Lo ha guardato a lungo e lo ha osservato attentamente».

La reazione attenta del papà-sindaco.

«A quel punto mi sono avvicinato, ho collegato la presa del modello alla corrente elettrica e ho acceso la luce che illumina dall’interno le monofore, le bifore e le trifore. Una delicata luce lilla che conferisce al modello, già perfetto di suo, un aspetto molto realistico».

Quando...«I bambini fanno Ooh».

Ebbene, la reazione, è stata immediata. Di felicità allo stato puro. Quando...«I Bambini Fanno Ooh», citando Povia.

«Nello stesso momento in cui ho acceso la luce - racconta Alessandro - si sono illuminati anche gli occhi di Matteo. Vista la reazione, sono andato a prendere la chiave originale che apre il portone del campanile e gliel’ho consegnata, senza pensarci troppo. È una chiave antica, pesante ma non troppo, di un ferro grigio oscurato dal tempo. Lui l’ha stretta forte, tutto soddisfatto, quasi fosse un trofeo. A quel punto, vista la reazione appassionata, ho invitato Matteo a visitare assieme a me, magari nei prossimi giorni il campanile della piccola frazione. Ovviamente assieme alla mamma e al papà».

Ogni volta che passa Matteo tocca il campanile, «quasi fosse un essere vivente».

«Matteo è un bellissimo bambino di due anni e mezzo, follemente innamorato di un campanile costruito alla fine del 1200. Suo papà mi ha raccontato che ne è talmente innamorato che, ogni volta che gli passa accanto, lo deve toccare, quasi fosse un essere vivente». Beati, a questo punto, può ben dire di aver trovato un degno «testimonial» della torre campanaria «in casa», tra i suoi concittadini. Si trova in prossimità del maso Birti ed è ciò che rimane dell’antica chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena. Grazie a Matteo è ancora più bella.













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