Pesticidi nei parchi, la mappa completa 

Trovate 14 sostanze: 6 funghicidi, 5 insetticidi, erbicidi, conservanti e un disinfettante. L’esperto: esposti bimbi e genitori


di Massimiliano Bona


EGNA. Imidacloprid, metossifenozide e dodin: sono queste alcune delle sostanze rinvenute nei parchi giochi dell’Oltradige e della Bassa Atesina. E che hanno scatenato un duro confronto tra ambientalisti e agricoltori. Spostando l’attenzione su scala provinciale le analisi - condotte da una società terza - hanno portato all’individuazione 14 sostanze diverse. Sono stati trovati 6 funghicidi (Difenoconazol, Dodin, Fluazinam, Penconazol, Penthiopyrad, Tetraconazol), 5 insetticidi (Chlorpyrifos-methyl, Cypermethrin, Imidacloprid, Methoxyfenozid, Phosmet) e un erbicida (Oxadiazon). In un caso è stato rilevato un conservante (2-Phenylphenol) e in un altro un disinfettante (Benzalkonium-Chlorid) in quattro campioni. La domanda che molti genitori si pongono, non solo a Cortaccia, è chiara: dobbiamo preoccuparci davvero per la salute dei nostri figli?

Agenti tossici nei parchi. Abbiamo chiesto un parere a Peter Clausing, esperto germanico del settore. «La spiegazione più plausibile per la presenza di agenti attivi nei campioni di erba prelevati nei parchi giochi della Bassa e dell’Oltradige è quella di una deriva durante le irrorazioni di aree utilizzate per la coltivazione agricola. Le sostanze sono state trasportate dal vento. I residui accertati indicano che i bambini (e i loro genitori) presenti nei parchi giochi al momento della deriva potrebbero essere stati esposti ad agenti tossici».

Chi ha finanziato lo studio. A volere fortemente la ricerca sono stati i protezionisti del Dachverband, rappresentati a Cortaccia da Andreas Riedl. Ma in prima linea non ci sono solo loro. Hanno garantito un sostegno anche Pan-Europe, Fondazione per l’ambiente Greenpeace Germania, Gruppo per la tutela dell’ambiente Val Venosta, i Gruppi per la tutela dell’ambiente di Caldaro e della Val d’Isarco e diversi privati attraverso una raccolta fondi mirata.

Un terzo dei parchi contaminato da pesticidi per frutta e vigne. Dallo studio, su scala provinciale, emerge un macrodato. «32 dei 71 parchi giochi (oltre il 40%) su cui sono stati prelevati i campioni e che si trovano in aree caratterizzate dalla coltivazione intensiva di frutta e vigneti, sono stati contaminati da pesticidi usati per la frutta e le vigne. Oltre un terzo (36%) dei parchi giochi situati fino a 50 metri di distanza da una superficie coltivata è stato contaminato da pesticidi. I parchi situati a più di 50 metri sono stati contaminati invece nel 17 per cento dei casi».

I rischi per la salute. «La portata della contaminazione dell’erba nei parchi giochi per bambini è difficile da valutare. Il bambino - spiega il Dachverband - può venire in contatto diretto con i pesticidi quando tocca l’erba con le mani (per più volte) e poi si mette le mani in bocca».

Conclusioni. I risultati di questo studio non sembrano lasciare grandi dubbi e rivelano una serie di criticità: «Le zone sensibili - come i parchi - non sono protette a sufficienza. Le disposizioni vigenti in materia di impiego e di distanze di sicurezza sono insufficienti. I controlli, il monitoraggio e le sanzioni sono inesistenti o inefficaci e manca una visione politica a medio e lungo termine».

Le richieste dei protezionisti: «Chiediamo che le zone sensibili vengano risparmiate dai residui di pesticidi chimici e sintetici, siano essi ad uso diretto o per aspersione; un miglioramento delle disposizioni sulla distanza e sull’impiego di pesticidi che si adattino alle condizioni locali. Ogni regolamento è efficace solo nella misura in cui ci sono i controlli. Pertanto servono un’adeguata attività di controllo e un programma di monitoraggio di vasta scala. Ne consegue l’applicazione del principio che chi inquina paga: va introdotto l’onere della prova e il risarcimento del danno a carico di chi inquina; tutti i dati rilevanti sulle attività di controllo e monitoraggio – in ottemperanza della direttiva vigente in materia di informazioni sull’ambiente – devono essere messi a disposizione in modo trasparente. La richiesta di un’agricoltura libera da pesticidi diventa sempre più insistente. «Servono impulsi politici concreti che vadano a sostegno di questa tendenza ma al momento non se ne intravedono affatto. In ciò rientra l’elaborazione di scenari, a medio e lungo termine, di rinuncia ai pesticidi chimici e sintetici nei frutteti e nei vigneti. La Provincia dovrebbe assumersi tutti i costi di conversione per i frutteti e i vigneti per i quali i contadini sono disponibili alla conversione (con l’impegno a rimanere bio per diversi anni), in modo tale che ogni azienda disponibile alla conversione possa effettuare il passaggio dall’“integrato” al “bio” senza dover incorrere in spese».

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