Promise, la migrante che piace agli anziani della casa di riposo 

Nigeriana, 24 anni: vive ad Ora, lavora alla Domus Meridiana «Sono qui perché non sopporto stare ferma a fare nulla»



ORA/LAIVES. I «nostri» anziani hanno iniziato a farci l’abitudine e si sono già affezionati ai loro nuovi angeli custodi: sono giovani donne straniere con storie e obiettivi diversi ma che per ora stanno cercando di ritagliarsi un posticino nella loro nuova dimensione, in Bassa Atesina. Tra le tante storie ci ha colpito quella di Promise, forse per il nome che è quasi una garanzia o più probabilmente per il sorriso che scalda i cuori. Degli anziani ma anche dei loro parenti. Domus Meridiana, che è una struttura per lungodegenti di Laives, ha già impiegati tre volontarie-richiedenti asilo. Abitano nel centro di seconda accoglienza di Ora e di giorno sono in servizio nella residenza per anziani.

«Mi chiamo Promise, ho 24 anni e sono qui perché non mi piace stare tutto il giorno senza far niente». Si presenta così questa giovane donna della Nigeria che da qualche settimana lavora come volontaria. Accompagnata da Wally Schweigkofler, che pian piano le insegna come fare, pulisce i piani e sistema le stanze degli ospiti. «Facciamo un piano settimanale ed è bello vedere la motivazione con cui Promise si dedica ai suoi compiti» racconta Schweigkofler.

Promise è in Italia da due anni e adesso vive a Ora, nel centro di seconda accoglienza. Condivide la stanza insieme alla sua bambina di circa sei mesi e con altre due famiglie, sistemate nelle stanze vicine, utilizza la cucina in comune. L’idea di chiedere se qualcuno avesse voglia di fare del volontariato a Domus Meridiana è stata di Liliana Di Fede: «Abbiamo sempre bisogno di qualche aiuto - spiega Schweigkofler. - La responsabile ha messo in piedi questo progetto che è un sollievo per noi – che lavoriamo qui – e utile a queste persone». All’appello di Domus Meridiana hanno risposto in tre: Julia, Jolly e Promise. Ed è quest’ultima a spiegarci le sue motivazioni: «Prima non avevo niente da fare. Ora ho un motivo per uscire di casa, imparo come si lavora in Italia e cosa ci si aspetta da me, e finalmente ho l’occasione di esercitarmi con l’italiano». Promise frequenta un corso di italiano e uno di tedesco, ma la possibilità di parlare ce l’ha solo qui. E a quanto pare lo fa: mentre chiacchieriamo sedute al bar, un paio di ospiti passando la salutano. Promise sorride. Come in tutti i progetti, anche in questo non mancano le difficoltà: delle tre donne che hanno aderito all’iniziativa, due hanno figli piccoli. Si è quindi dovuto trovare un servizio di babysitting basato sul volontariato. «Sul lavoro la prima cosa che mi sono trovata a dover spiegare è l’importanza che qui diamo alla puntualità – spiega Schweigkofler – e anche i ritmi di lavoro sono differenti. Ma vedere i progressi e pensare che tutto questo può essere utile per inserirsi davvero nel mondo del lavoro mi dà soddisfazione».(max.bo.) e (cde)

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