Sprar in Bassa: 49 profughi distribuiti in 11 alloggi 

Bilancio positivo ad un anno dall’inizio del progetto: la regia è del Comprensorio Cinque gli operatori impegnati, superate le voci contrarie della fase iniziale


di Massimiliano Bona


EGNA. Lo Sprar un anno dopo in Bassa Atesina? Undici appartamenti presi in affitto, undici appartamenti occupati e 49 persone accolte. Problemi zero e un’integrazione modello dei migranti arrivati in zona.Quasi a sottolineare che, alla fine, era davvero solo una questione di tempo. Lo scetticismo iniziale è stato superato dai fatti. Da agosto, tra l’altro, l’equipe che segue i profughi è in continua crescita e può contare su 5 operatori. Abbiamo fatto il punto con la responsabile del servizio presso la Comunità comprensoriale Kosima Keifl: «Il progetto ha ingranato bene e il bilancio che possiamo trarre fino a questo punto è decisamente positivo».

Nel momento in cui il Comprensorio ha deciso di aderire allo Sprar si erano alzate, effettivamente, alcune voci contrarie: da Caldaro a Termeno, da Laives a Ora, da Bronzolo ad Egna. Ora che il progetto è effettivamente partito, e una volta chiarito che l’adesione a questo sistema mette i Comuni al riparo dall’apertura di altre strutture di accoglienza, la tensione pare essersi allentata. È emersa piuttosto la solidarietà dei cittadini: «In alcuni Comuni possiamo contare sull’appoggio di diversi volontari. La loro collaborazione, oltre a quella del Comune come istituzione, è essenziale».

Uno dei modelli in tal senso è la comunità di Ora dove - grazie ad una donazione di un privato - è stato messo a disposizione un terreno e realizzato il «Giardino dell’inclusione Joy», con giovani e migranti impegnati in progetti comuni. I progetti attivi sul territorio sono seguiti da vicino da esperti nazionali: in primavera i tutor che la sede centrale ha assegnato ai progetti altoatesini sono stati in provincia di Bolzano per incontrare responsabili ed operatori: «È stato un incontro molto utile. I tutor si sono informati sullo stato dell’arte dei nostri progetti, mentre noi abbiamo potuto esporre dubbi e domande, in particolare sul fronte della rendicontazione, un ambito complicato e vincolato», spiega Keifl. Il Sistema è infatti finanziato al 95 per cento dallo Stato, per cui le spese devono essere puntualmente documentate. Sicuramente diversi Comuni che hanno un «Cas» (Centro accoglienza straordinaria) stanno ora pensando di aderire allo Sprar. L’impatto è inferiore e l’integrazione maggiore.

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