Viticoltori stangati dalle nuove regole sui fitosanitari 

La delibera contestata. «Chi deve sostituire l’atomizzatore dovrà sborsare non meno di 20 mila euro, una cifra enorme per un contadino» 


Bruno Tonidandel


Egna. Le nuove regole sulla distribuzione dei prodotti fitosanitari sulle colture varate recentemente dalla Giunta Provinciale hanno l’effetto di una pesante tegola soprattutto sulla testa dei viticoltori. I frutticoltori invece se la cavano con poco. Le norme volute dall’assessore all’agricoltura Arnold Schuler stabiliscono principalmente che anche coloro che coltivato le viti devono dotarsi di nuovi atomizzatori a torretta dotati di ugelli ad iniezione d’aria. Chi invece produce mele ha già provveduto a sostituire il vecchio atomizzatore: dovrà solo dotarlo di nuovi ugelli. Il costo dell’”aggiornamento” dell’attrezzatura è dunque sensibile per i primi e modesto per i secondi. Il provvedimento della Provincia è stato emanato per limitare i fastidiosi effetti della cosiddetta deriva. Vale a dire quando, durante il trattamento antiparassitario, il prodotto, spruzzato dall'atomizzatore (un contenitore dotato di pompa e ugelli trainato dal trattore), non va a coprire solo le piante da frutto da proteggere dai parassiti, ma una parte finisce altrove. Quando l'appezzamento si trova vicino ai centri abitati, la deriva può avere effetti negativi se va ad imbrattare autovetture, biancheria stesa ad asciugare, finestre, case vicine, fino alla contaminazione della verdura con prodotti fitosanitari negli orti. Oppure quando nuvole di antiparassitario vanno ad invadere strade vicine al fondo trattato, disturbando utenti della strada o peggio ancora passanti o ciclisti. Questi effetti della deriva, senz'altro indesiderati, possono causare anche gravi problematiche, a seconda delle sostanze distribuite nei trattamenti. Anche nei frutteti adiacenti a quello trattato, il fenomeno della deriva può portare a residui problematici nei prodotti di raccolta, quando si tratta di altri tipi di coltivazione per i quali il principio attivo distribuito non è ammesso. Ciò per il produttore può comportare l'applicazione di sanzioni o svantaggi di tipo economico. Ma anche nelle acque superficiali un'immissione di prodotti fitosanitari tossici per gli organismi acquatici può avere conseguenze negative per la fauna. In Alto Adige e in Trentino la distribuzione dei prodotti antiparassitari è regolamentata da norme abbastanza rigide, queste però non risolvono il problema, anche perché molto spesso il frutticoltore, specie quello tradizionale, di una certa età, per pigrizia o noncuranza, non si attiene alle regole. Ma le cose stanno per cambiare. Lo scorso anno Agrios, Gruppo di lavoro per la frutticoltura integrata, un ente sotto tutela della Provincia, che punta cioè ad una coltivazione sostenibile e a basso impatto ambientale, ha imposto ai suoi iscritti, che sono la maggioranza dei frutticoltori altoatesini, una modifica agli atomizzatori, lo strumento che in pratica spruzza il prodotto fitosanitario sugli alberi da frutto. Non è bastato il collaudo periodico della pompa e degli ugelli dell’attrezzatura attuato da qualche anno a questa parte. Ora l’atomizzatore deve essere dotato di un convogliatore a torretta e ciascuno dei portaugelli deve essere munito di ugelli a getto piatto ad iniezione d’aria con un angolo di spruzzo tra 80 e 90 gradi almeno sulle tre posizioni più alte dei getti. Lo strumento dovrà anche presentare un sistema di filtraggio a risciacquo. La presenza di queste strutture dovrà essere documentata con un apposito certificato contenente le informazioni stabilite e, se necessario, con una dichiarazione supplementare da parte del produttore. Chi non si attiene a queste regole può essere depennato dall’elenco dei soci Agrios. Ma questo avveniva solo per i frutticoltori. Ora interviene la Provincia e allarga l’obbligo di modificare l’atomizzatore anche per i viticoltori. «Sicuramente ancora una volta la nostra categoria va incontro a spese di una certa entità. Se un viticoltore – precisa Reinhard Dissertori – deve sostituire il suo atomizzatore dovrà sborsare non meno di 20 mila euro, una cifra enorme se si considera la grave crisi che attanaglia attualmente la nostra agricoltura».













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