Achammer: «Non siamo ammanettati al Pd...» 

L’Obmann Svp: la Lega sarà moderata o andrà avanti con la propaganda?


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Arrivato al 18 per cento, il Pd il 4 marzo ha decretato: «Opposizione». La Svp no. «Ci siamo messi in una posizione di ascolto, responsabile», così l’Obmann Philipp Achammer in questa intervista racconta lo stato delle cose a Roma e Bolzano dopo le elezioni politiche. Se il Movimento 5 Stelle per Achammer resta un oggetto da decifrare, sulla Lega l’apertura di credito c’è e qualcosa di più. Lunedì Arno Kompatscher e Ugo Rossi a Venezia non hanno parlato solo di Olimpiadi invernali con il governatore Luca Zaia, l’incarnazione della Lega pragmatica, amministrativa, autonomista con iter avviato dopo il referendum. Mercoledì i senatori della Svp hanno votato a favore di Roberto Calderoli vice presidente, con cui i rapporti sono eccellenti. Contatti ce ne sono stati. «La Lega di Maroni è una cosa, la Lega di Salvini ben altra», è stata finora la posizione della Svp. Ma la Lega è in mano a Salvini e la Svp valuta. Quanto al Pd, arriva l’annuncio: mani libere. La settimana prossima via alle consultazioni del presidente Mattarella, invitate anche le delegazioni della Svp. Così Achammer.

Il 4 marzo Svp spiazzata dai risultati. E adesso?

«Al momento non c’è alcuna direzione, anche se un primo segnale è arrivato dalle votazioni sui presidenti delle Camere. Per noi questa incertezza crea imbarazzo. No, imbarazzo non è la parola giusta. Disagio. Che il Pd e i moderati non sarebbero andati bene era previsto, che il partito di Renzi andasse sotto il 20 per cento non lo avrei mai creduto. Prima delle elezioni c’era il pensiero diffuso, anche mio, che tra Pd e Forza Italia fosse possibile qualcosa. Adesso si è in mare aperto».

Quante volte si è ripetuto «avevo ragione io a volere la Svp blockfrei e invece....”?

«Per me era importante che non firmassimo più un accordo di coalizione nazionale, su un programma, come nel 2013 con il Pd di Bersani. Vanno bene, benissimo gli accordi territoriali con le forze autonomiste, ma ci fermiamo lì».

Con il Pd però un patto c’è.

«Ma non siamo in manette. Non dobbiamo chiedere a nessuno se possiamo muoverci e come. Siamo un partito indipendente. Decidiamo solo in base all’approccio verso l’autonomia di un eventuale governo e sulla base delle proposte che ci verranno presentate. Un programma vero, intendo, non proposte di facciata. Non stiamo abbracciando qualcuno, non diciamo “adesso si cambia”. Valuteremo e non solo sui temi dell’autonomia. Ci sono punti indispensabili, come i valori europei, l’atteggiamento verso la moneta unica, il programma economico».

Salvini intende parlarvi.

«Nella Lega ci sono stati esponenti moderati. Con persone come Maroni era più facile, con Zaia ci sono contatti corretti, attraverso il presidente Kompatscher. Si deve vedere se la Lega farà parte di un esecutivo. Se sì, come sarà la Lega di governo? Una forza federalista moderata o proseguirà con la retorica elettorale? Se si dimostrerà moderata, potremo valutare punto per punto e decidere se è possibile un nostro sostegno. Dico “se”, perché sull’immigrazione i toni usati dalla Lega di Salvini sono stati estremi e per noi inaccettabili. Sul tema immigrazione noi abbiamo una posizione equilibrata: non accettiamo l’aggressività leghista, ma allo stesso modo con il Pd sullo ius soli non ci siamo trovati per nulla d’accordo».

Potrebbe nascere un governo Lega-M5S.

«Tutto da valutare. Immigrazione, Europa, economia, quali sono le proposte? Con la Lega sul federalismo e il decentramento amministrativo si può parlare. Vediamo se intendono veramente aprire la stagione delle autonomie, come dice qualcuno di loro».

Parla soprattutto della Lega. Meno del Movimento 5 Stelle. Li ritiene una novità, una minaccia?

«È difficile avvicinarsi a un movimento che sostiene di essere non ideologico, perché il tempo delle ideologie sarebbe archiviato. Che politica è? Vedremo in base ai contatti con loro: al momento non c’è nulla. Non chiudiamo le porte al dialogo con nessuno. Come detto, non siamo legati con le manette con nessuno. Il nostro partito ha sempre cercato il dialogo».

Come la Fiat, la Svp mai all’opposizione.

«Di certo dopo il 4 marzo non abbiamo detto subito “opposizione” . È un atteggiamento di responsabilità verso il nostro territorio. E chiediamo a nostra volta rispetto, perché nella nostra provincia il voto ha dato una indicazione netta sulla autonomia. Il territorio è rappresentato dai nostri eletti, che hanno ricevuto fiducia. Non elemosiniamo nulla, è con i nostri rappresentanti che si dovrà parlare».

Parla di Roma ma intende anche Bolzano? Il suo aprire le porte a un Patt altoatesino del gruppo italiano è un avvertimento al Pd?

«La logica nazionale è cambiata, ma non dimentichiamo il passato. Non siamo quelli dell’”arrivederci e grazie”. In giunta provinciale abbiamo collaborato bene, più o meno. Nel Pd la situazione è molto mossa, diciamo. Valuteremo nel giusto modo quanto è stato fatto e i risultati elettorali. Ammanettati non siamo».

Il punto è chiarito...

«Buona Pasqua».

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