Addio a Roberto Volpato, il papà del «Bar Mario» 

Lutto a Rencio. Assieme alla moglie Marina gestiva ormai da anni il locale di via Brennero  Malato da tempo, aveva colpito per la sua simpatia nel film del regista Stefano Lisci



Bolzano. La parlata che abbiamo noi di bolzano, un mix strascicato di veneto e trentino. quell’ironia sottile che ti porta a prendere le cose mai troppo sul serio anche quando la vita ti presenta un conto davvero duro. quanto ci ha fatto ridere con le sue battute in quel piccolo capolavoro del nostro cinema che porta il nome del bar dove lui, il “papà”, era il nostromo, accanto al capitano (la moglie marina fronza), e al figlio paolo. si è spento dopo una lunga malattia roberto volpato, gestore con la moglie del “bar mario” di rencio, immortalato nel delicato e bellissimo film del regista stefano lisci. accanto a lui, fino alla fine, marina, l’amore di una vita .

«prima ancora di diventare uno dei protagonisti del film - racconta il regista - roberto era per noi della scuola di cinema “zelig” un punto di riferimento. durante le riprese poi, cucinava per tutti».

Già nel film, roberto non nascondeva la sua malattia, trasformando le medicazioni e le periodiche visite all’ospedale in una gag.

Marina aveva ereditato il bar dal padre paolo, un capitano di marina che aveva costruito il locale a forma di nave, a metà degli settanta.

In quel periodo ha conosciuto roberto, occhi azzurri e battuta pronta. sarà l’uomo della sua vita, nostromo e primo cuciniere. chi ha visto il film lo sa: roberto era burbero, timido, ma anche un uomo molto buono, ironico e affettuoso.

«è fantastico e io lo adoro - diceva lei ridendo alle presentazione del film -. ha un unico difetto: è affetto da shopping compulsivo. compra tutto quello che gli capita a tiro». ma molti erano regali per marina. come la collana fatta di bottoni che porta orgogliosa al collo.

Il 30 aprile 1981 nasce paolo. è un bambino speciale, ha bisogno di cure e attenzioni costanti. un impegno che marina e roberto assolvono da subito con tenacia e dedizione.

A 17 anni dopo un’operazione alla schiena, paolo finisce sulla sedia a rotelle. i medici dicono che non potrà più camminare. mai più. roberto e marina però non si arrendono. i medici dicono che no, non c’è speranza. ma loro insistono. ore e ore di fisioterapia, di carezze, delusioni e incoraggiamenti. i clienti-amici li aiutano, reggono paolo mentre cerca di mettere un passo dietro l’altro. e alla fine, dopo un anno, paolo riprende a camminare. a quel figlio così indifeso, roberto dedicherà tutta la sua vita con quell’amore delicato e commovente che solo un padre sa dare.

A marina e paolo le condoglianze della redazione dell’Alto adige.













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