Altoatesini sempre più soli e depressi

Segnali negativi dai dati di Telefono Amico: 9 mila utenti in un anno. «Stiamo perdendo la capacità di ascoltare»


di Alan Conti


BOLZANIO. Sempre più soli in un mondo fatto di molteplici rapporti, sempre più incapaci di comunicare se stessi nell'esplosione dei social network e sempre più depressi immersi in un marketing che vende felicità ad ogni piè sospinto. E' l'amara e paradossale fotografia che emerge dai dati e dall'esperienza del Telefono Amico di Bolzano. A poche ore di distanza dall'incontro con tutte le componenti nazionali tenuto all'hotel Sheraton per festeggiare i 45 anni dell'attività è direttamente il presidente Harald Moser a tratteggiarci un Alto Adige sommerso e in difficoltà. «Abbiamo 9.000 contatti annuali e il 20% riguarda varie intensità di depressione». Non c'è esclusività di età: si parte dai giovani e si arriva agli adulti. «Purtroppo abbiamo anche ragazzi di 20-25 anni che ammettono questo tipo di disagio. Attenzione che spesso si tratta di persone che conducono una vita normale e poi dentro combattono sensazioni cupe. L'aumento rispetto ad anni passati è concreto, ma figlio di una società che rende il dialogo vero piuttosto difficile. L'innesco, poi, è quasi sempre lo stesso». Ovvero? «La solitudine. C'è molta gente che si sente sola, anche senza esserlo. Spesso c’è difficoltà anche in compagnia degli amici o in coppia». Cosa si è inceppato nel meccanismo comunicativo? «Non siamo più bravi ad ascoltare. Moltissime volte in un dialogo l'interlocutore interrompe subito proponendo il suo vissuto, le sue soluzioni e il suo punto di vista. Ogni volta ci si apre nel tentativo di analizzare se stessi e subito l'attenzione viene spostata su altro. Ci si accavalla senza scendere in profondità». Lavorare sui giovani potrebbe essere una strada per cercare di arginare un'inerzia che sembra inevitabile. «Sì, e può dare delle soddisfazioni davvero inaspettate – conferma Moser – perchè i ragazzi sono recettivi. Abbiamo avviato dei progetti con le prime classi delle superiori e abbiamo scoperto una grande voglia di aprirsi al confronto. Parliamo di giovanissimi di 14-15 anni, nel pieno della pubertà. Hanno bisogno di parlare in un momento in cui si sentono adulti, ma di fatto non lo sono».

Intanto il 15 maggio il Telefono Amico organizza un incontro con il professor Sandro Tarter e il primo ottobre con il primario di psichiatria a Brunico Roger Pycha. L’ultima sfida si chiama volontariato: «Abbiamo bisogno di forze fresche perchè siamo appena una quindicina». Forze che imparino ad ascoltare.

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