Arrestate due sorelle, ricercata la madre 

La droga arrivava con corrieri dal Veneto, le tre donne gestivano gli affari dalla loro casa nel quartiere Don Bosco



BOLZANO. Un’intera famiglia impegnata nel business dello spaccio. Madre e due figlie marocchine, con base nel quartiere Don Bosco, dove gestivano un fiorente mercato, sia ricevendo i clienti nella propria abitazione, sia affidandosi a piccoli pusher operativi sul territorio. Un fiorente mercato che la squadra antidroga della questura di Bolzano ha iniziato a smantellare all’inizio dell’anno, con indagini mirate, sferrando probabilmente il colpo letale nelle scorse ore, concludendo così l’operazione chiamata “Occhi di gatto”. Già lo scorso marzo, infatti, in manette era finito un trentenne marocchino residente a Vicenza - E.S.Y. le iniziali - bloccato a bordo di un’auto (intestata a un altro straniero residente in provincia di Brescia), nella zona industriale del capoluogo. Nel corso della successiva perquisizione dei veicolo, nascosti dietro un pannello del portabagagli, gli investigatori guidati dal vice questore aggiunto Giuseppe Tricarico hanno trovato un involucro con circa 2 etti di cocaina e diversi verbali di contravvenzione della polizia municipale di Bolzano. Contravvenzioni che erano state fatte tutte in una via del quartiere Don Bosco, vicino alle quali erano stati trovati dei fogli con i numeri di telefono delle due sorelle marocchine, che allora se l’erano cavata con una denuncia a piede libero, ma che nelle scorse ore sono state arrestate. Ritenendole fin da subito destinatarie della droga, le forze dell’ordine avevano subito proceduto alla perquisizione della loro casa, trovando diecimila euro in contanti. Somma che era stata ritenuta provento dell’attività di spaccio. Ma si trattava solo di un capitolo dell’indagine, che è andata avanti nelle settimane successive.

Almeno sette, dall’inizio dell’anno, erano stati i viaggi “monitorati” dagli investigatori e compiuti ogni volta da corrieri di etnia araba che salivano da Vicenza a Bolzano al volante di una vettura, appositamente modificata per ricavare un particolare alloggiamento in cui occultare lo stupefacente. Quella vettura intestata al pregiudicato residente in Lombardia, fermata in città a marzo per un controllo. In queste settimane, nuove prove raccolte a conferma dell’attività di spaccio delle due ragazze - una diciannovenne, l’altra ventitreenne - hanno convinto gli investigatori a chiedere alla procura, ottenendola, un ordine di custodia cautelare in carcere per entrambe le giovani. Non meno pesante è la situazione della madre, che ora si trova in Marocco ed è ricercata. Ricercato anche un altro uomo, anch’egli nordafricano, considerato il secondo corriere che saliva dal Veneto per riforniva le donne di coca.

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