«Attentatori vili, in arrivo le telecamere a infrarossi» 

Parla Monika Hofer Larcher che segue da due anni l’inserimento dei migranti «Siamo un modello di integrazione, chi ha colpito vuole intimidirci ma si sbaglia»


di Massimiliano Bona


APPIANO. «Faremo installare telecamere hi-tech, che funzionano anche la notte, per sorprendere gli attentatori in flagranza di reato»: a parlare è Monika Hofer Larcher, assessora alle attività sociali, che da due anni esatti segue l’inserimento dei migranti ospiti dell’ex caserma Mercanti di San Michele. Prima c’erano poco più di 50 pachistani, oggi ci sono 39 profughi che lavorano o stanno completando gli studi per diventare camerieri o aiuto-cuochi.

Assessora, se l’aspettava?

«No, ma lanciare una bomba carta è un fatto grave. Non solo per gli immigrati che vivono nel centro di accoglienza ma anche per gli operatori di Volontarius e i residenti».

Hanno paura anche i vicini?

«Certo che sì, quest’azione intimidatoria ha lasciato il segno. Dobbiamo tutti ancora riprenderci ma non staremo certo a guardare. Chi pensa di fermarci si sbaglia di grosso».

Ha chiesto alle forze dell’ordine che la struttura venga sorvegliata 24 ore su 24?

«All’inzio sarà così, inevitabilmente. Bisogna far tornare la situazione alla normalità, il più in fretta possibile. Poi ci attrezzeremo per non farci più trovare impreparati».

A cosa si riferisce?

«È stata richiesta l’installazione di telecamere in grado di funzionare anche di notte. Ritengo sia l’unico modo per evitare altri attentati vili come quello dello scorsa notte».

Ma perché è stato colpito proprio il centro di accoglienza di Appiano?

«Perché siamo un modello virtuoso. Un esempio su scala provinciale».

Appiano è uno dei pochissimi Comuni ad avere un «Cas», che ha deciso volontariamente di aderire anche allo Sprar. Chi mette le bombe contesta questo approccio?

«Certamente, anche perché in questi due anni –a parte una lite tra due ospiti all’interno della struttura – non abbiamo avuto alcun problema. Anzi, c’è chi ci chiama per avere migranti come forza lavoro. Molti hanno capito, finalmente, che si tratta di una risorsa».

Ci sono mai state scritte intimidatorie?

«Una sola volta, nel 2016, ma ci siamo affrettati a coprirle per evitare l’effetto emulazione».

Erano in italiano o in tedesco?

«Non importa molto. Si tratta solo di persone vigliacche, a prescindere dall’etnia di appartenenza».

Ma è vero che ad Appiano i profughi giocano con i ragazzi ogni fine settimana?

«Sì, abbiamo messo in piedi il progetto «Hip Hop» ogni sabato alla palestra italiana di San Michele. I migranti sono integrati, la gente si ferma per strada a fare quattro chiacchiere e molti sono già usciti dal Cas e sono diventati indipendenti. E pagano l’affitto».

Ci sono famiglie di Appiano che hanno accolto i profughi in casa?

«Ne conosco almeno un paio. Ma il numero è destinato ad aumentare. Presto».

Sono state organizzate serate pubbliche per spiegare la vostra politica sull’accoglienza?

«Sì, l’ultima a fine aprile alla sala della cultura».

C’è stata qualche voce fuori dal coro?

«Sì, certo. E apprezzo che siano venuti a dirmelo in faccia. La maggior parte dei residenti, peraltro, ci sostiene. Quello che non sopporto sono i codardi dell’altra sera...».

Che vogliono farvi desistere...

«Ma non ci riusciranno. Resteremo un esempio e ospiteremo altri migranti anche in altre frazioni...».

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