Bidello morto a scuola aperta l’inchiesta 

Sequestrati i locali della palestra, interrogati i testimoni e il personale delle “Archimede”. Al vaglio le mansioni di Maurizio Socin e le attrezzature


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Sarà l’autopsia, disposta ieri dalla magistratura, a stabilire se Maurizio Socin sia caduto dal seggiolone da arbitri sul quale era salito per un improvviso malore o se abbia più semplicemente perso l’equilibrio dopo essere salito sulla struttura utilizzandola come scala. È presto dire se per la tragedia di via Roen possano essere individuate possibili responsabilità di carattere colposo. Ma gli accertamenti della Procura dovranno necessariamente affrontare anche questo aspetto della vicenda chiarendo in primo luogo se l’intervento di Maurizio Socin in palestra rientrasse nelle sue mansioni e se tutto fosse stato predisposto per evitare possibili incidenti. L’autopsia sarà anche necessaria per stabilire l’ora presunta della tragedia.

Il corpo del bidello è stato rinvenuto privo di vita nella palestra da alcuni componenti di un’associazione sportiva dilettantistica che aveva prenotato un paio d’ore di allenamento. Maurizio Socin era morto ormai da alcune ore. Nel corso della prima ispezione cadaverica, il medico d’urgenza ha infatti rilevato che era già subentrata la cosiddetta “rigor mortis”, cioè la rigidità della morte. E’ uno dei segni riconoscibili della morte ed è identificata dalla rigidità muscolare del cadavere. È causato da una modifica chimica dei muscoli e si manifesta circa tre ore dopo il decesso.

Pare che Maurizio Socin sia stato visto in vita l’ultima volta poco prima di mezzogiorno. Dunque la tragedia sarebbe avvenuta tra mezzogiorno e le tre del pomeriggio. Non è ancora chiaro cosa effettivamente sia accaduto. Pare comunque che Maurizio Socin avesse un compito specifico: curare la palestra della struttura scolastica.

In occasione del primo giorno del nuovo anno scolastico il bidello aveva dunque probabilmente deciso di ripristinare la piena disponibilità della struttura in vista delle prime ore di educazione fisica. È dunque salito sul seggiolone da arbitro di pallavolo (alto poco più di due metri) per installare alcune corde che avrebbero dovuto essere ancorate al soffitto, utilizzando alcuni ganci già esistenti. Sarebbe stato in questo frangente che l’uomo è precipitato, cadendo sul pavimento quasi a peso morto. La frattura cranica riportata ad una tempia documenta l’estrema violenza con cui Socin ha battuto il capo a terra.

Si tratta di un particolare che potrebbe indurre a pensare il bidello non abbia avuto neppure la possibilità di cercare di ripararsi con le mani dagli effetti della caduta. Inoltre sulla schiena è stato rilevato un vasto ematoma, provocato sempre dagli effetti della caduta. Il seggiolone è stato trovato rovesciato su un lato accanto al cadavere. Per tutta la giornata di ieri gli inquirenti hanno raccolto le testimonianze di alcuni operatori della scuola ed hanno acquisto documentazione sui compiti professionali della vittima. Dall’altra sera la palestra è sotto sequestro. È probabile che della vicenda si occupi direttamente il procuratore aggiunto Axel Bisignano, specializzato proprio in materia di sicurezza sul lavoro.

In effetti la magistratura dovrà in primo luogo verificare se fosse compito di Maurizio Socin installare la corda in palestra e se avesse a disposizione tutta l’attrezzatura necessaria per non correre evidenti rischi. Un operatore scolastico ieri avrebbe sottolineato che il seggiolone da arbitro si sarebbe trovato all’interno di un deposito accanto alla palestra. Dunque Maurizio Socin avrebbe spostato il seggiolone (di per sè abbastanza pesante) per utilizzarlo espressamente come scala. A questo punto gli inquirenti dovranno accertare come mai l’uomo non abbia optato per utilizzare una scala, che avrebbe dovuto essere più agevole e - soprattutto - meno pericolosa.

Se dovesse però risultare che la scuola non aveva messo a disposizione dell’uomo una scala adeguata, la posizione del responsabile dell’istituto potrebbe diventare a rischio. Così come dovrà essere verificato se Maurizio Socin avesse avuto una adeguata preparazione professionale per quel tipo di intervento. L’inchiesta dovrà anche accertare se qualcuno, all’interno della scuola, gli avesse chiesto quel tipo di intervento, se lo avesse fatto spesso o se al contrario non lo avesse mai fatto.

E’ evidente che se l’inchiesta dovesse accertare che Socin non aveva a disposizione una scala e che si è visto costretto a utilizzare il seggiolone da arbitro per risolvere il problema, potrebbe essere chiamato a rispondere di quanto accaduto il datore di lavoro che in questo caso dovrebbe essere individuato nel preside o direttore dell’istituto scolastico.

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