Boldrini, denuncia in vista per Masocco 

L’ex presidente della Camera: «Ha offeso me e umiliato le istituzioni. Le donne non sono “vacche”, lo deve imparare»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Stare zitti e fermi non si può più fare. Non si può restare zitte e ferme. Laura Boldrini sta valutando se procedere legalmente contro Kevin Masocco. «Certo che sì, ci sto pensando seriamente», annuncia l’ex presidente della Camera, oggi deputata (Liberi e uguali), apripista della battaglia contro l’odio in rete. Il consigliere comunale della Lega è nella bufera per l’audio violento che gli viene attribuito («vieni allo Juwel, c’è una dj figa da violentare. Adesso ti faccio una foto (segue bestemmia)»). Se non c’è ancora certezza sulla voce, è sicuro che il 28 agosto 2017 Masocco postò sul suo profilo facebook una foto con mucche sullo sfondo e il commento «Selfie con la Boldrini». Raggiunta al telefono, così Laura Boldrini riflette sulla vicenda, che ha seguito dall’inizio.

Ci sarà una querela?

«Una azione penale o civile, certo che ci sto pensando. Parliamo di un consigliere comunale, un rappresentante delle istituzioni, si presuppone che abbia gli strumenti per sapere ciò che dice. Non può ritenersi in diritto, per qualche like, di paragonarmi a degli animali. A Masocco bisogna fare capire che le donne non sono vacche. A quell’epoca come presidente della Camera ero la donna con il più alto ruolo istituzionale in Italia. Non mi ha offeso solo come donna, ma anche come rappresentante delle istituzioni. Per quanto riguarda l’audio in cui si incita allo stupro, mi auguro che la magistratura identifichi il responsabile: siamo di fronte a un fatto molto grave».

Masocco si sente in dovere di offendere lei per imitare il suo leader Salvini, che nel 2016 indecentemente esibì una bambola gonfiabile sul palco dicendo «c’è la sosia della Boldrini»?

«Il vostro consigliere comunale è figlio di questa cultura politica, che fa di tutto per umiliare le donne. Ci descrivono come vacche, bambole gonfiabili, corpi da violentare. Ho presentato molte denunce e arrivano le condanne. Il primo esponente delle istituzioni condannato anche a un consistente risarcimento economico è stato il sindaco leghista di Pontinvrea (Savona) Matteo Camiciottoli. Sui social aveva scritto che i responsabili degli stupri sulla spiaggia di Rimini nell’estate 2017 avrebbero dovuto “essere mandati ai domiciliari a casa della Boldrini, magari le mettono il sorriso”. Dopo la condanna per diffamazione la Lega non ha detto nulla, anzi il vice ministro Edoardo Rixi ha espresso solidarietà al sindaco».

Anche su Masocco la Lega nazionale tace.

«Non mi meraviglio, Masocco è il frutto di quella cultura. Sono le altre forze politiche che devono reagire con forza e fare qualcosa per liberare le istituzioni e la società italiana da questa violenza. Ho lavorato per venticinque anni nelle agenzie delle Nazioni unite: ho visto cosa significa, in tempi di guerra, incitare allo stupro. Ma noi siamo una democrazia e non dobbiamo accettare questo degrado, nella comunicazione politica, che danneggia tutti».

C’è stato un momento in cui lei ha deciso di reagire all’odio sulla rete passando ai fatti, con le querele. Altri e altre pensano «ignoriamoli, non diamo loro importanza».

«Vado nelle scuole a parlare di odio sul web. Come faccio a non essere la prima a denunciare, quando raccomando alla ragazze di reagire, di non soccombere alla violenza? Denuncio per difendere me stessa, mia figlia e tutte le donne che non possono farlo o hanno paura di non essere credute, di perdere il lavoro, di restare sole».

L’odio sul web coinvolge uomini e donne, ma alla donne viene riservata razione doppia. O no?

«Sì, nel linguaggio pubblico degradato alle donne viene riservato un trattamento particolare: incitamenti allo stupro, paragoni con le mucche, insulti sessisti. Sono atti di intimidazione per cacciarci dalla sfera pubblica, per impedirci di emergere, noi che siamo il 51 per cento della popolazione. Non dobbiamo accettarlo, né noi né gli uomini che tengono alla loro dignità e ci vogliono bene. È una alterazione della democrazia».

La Lega ha una responsabilità speciale in questo oppure è una malattia che parte da lontano?

«La misoginia è sempre stata presente nella società, ma è sempre stata bandita dal linguaggio istituzionale. La Lega oggi si fa vanto di avere rotto questo tabù, a danno di tutti noi».

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