BOLZANO

Bolzano, la lupa e il leone via da Ponte Talvera

Caramaschi: «È tempo di voltare pagina. Le statue verranno sistemate al museo, sono deteriorate». Ma è polemica


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Non torneranno più e faranno la fine delle aquile di ponte Druso». I maligni l’avevano detto quando, a primavera, alzando lo sguardo si erano accorti che la lupa capitolina e il leone di San Marco erano spariti dai due pennoni alti 23 metri all’imbocco di ponte Talvera, davanti al monumento alla Vittoria. Ma il sindaco allora aveva assicurato che, una volta sistemate, le statue sarebbero tornate al loro posto. Esattamente come nel 2006 quando erano state restaurate una prima volta: i pezzi marci erano stati sostituiti con della schiuma sintetica e poi verniciati con una resina protettiva dorata.

In realtà però, Caramaschi aveva ammesso che qualcuno sottovoce aveva chiesto di non farle più ritornare, suggerendo di metterle nel museo del monumento. Ma il sindaco era stato chiaro: «Quella storia è ormai passata. Basta polemiche. O vendette postume. Ora si parla di conservazione e di urbanistica. Come è stato riqualificato il monumento, così va preservata l'unità della piazza. I pennoni ne sono parte integrante».

Ieri, la giunta ha stanziato 24 mila euro per il restauro della lupa e del leone, scolpiti nel legno di abete da Ignaz Gabloner - artista sudtirolese del livello di Piffrader almeno, lo scultore del bassorilievo mussoliniano in Piazza Tribunale - e installate sui pennoni nel 1927. L’altra notizia è che causa gli acciacchi dell’età - che a quanto pare non riuscirà a “guarire” del tutto neppure Martin Pittertschatscher, uno tra i restauratori bolzanini più noti e preparati cui è stato affidato il compito di riparare i danni provocati dal tempo e dalle intemperie - non torneranno più sul pennone.

«Le due statue erano state rimosse a maggio - ha spiegato Caramaschi - perché erano caduti dei pezzi in strada. Altrettanto male sono messi i pennoni. L’esame effettuato dagli esperti sulla lupa e sul leone escludono che si possano rimettere nel sito originale, perché il degrado è incompatibile».

E quindi?

«Dopo l’intervento di restauro troveranno posto nella cripta sotto il monumento alla Vittoria, dove ci sono anche le aquile di ponte Druso. Lì si potranno vedere anche meglio. Si valuterà se mettere sui pennoni delle copie, anche se le copie non sono mai come l’originale. E comunque bisognerà vedere se è opportuno, visto che quelle statue appartengono ad un determinato periodo storico».

Contro la decisione della giunta, si scaglia il consigliere comunale Alberto Sigismondi (Alleanza per Bolzano): «È semplicemente assurdo quello che sta succedendo e ancora più grave è che si faccia passare la decisione di togliere definitivamente lupa e leone, parte integrante della storia urbanistica e architettonica della città, come una necessità dettata dal cattivo stato di conservazione delle statue. Si sa perfettamente che la scelta è prettamente politica e va nella direzione di depotenziare il bassorilievo del duce a cavallo sul palazzo che ospita gli uffici finanziari, di cancellare la toponomastica italiana come pure i posti apicali nella pubblica amministrazione. L’effetto di queste scelte è quello di creare tensioni, cosa di cui non c’è assolutamente bisogno».

Attacca il sindaco anche Gianfranco Ponte: «È grave che Caramaschi non abbia rispettato le promesse. Io, come tanti altri bolzanini, sono molto affezionato a quelle due sculture che incontro ogni volta che passo per ponte Talvera. Rappresentano il legame di questa terra rispettivamente con Roma e le Tre Venezie. Per me poi che ho fatto il servizio militare nel Battaglione San Marco ha un valore del tutto speciale. Spero che ci ripensino e non facciano la fine delle aquile».













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