architettura

Bolzano, ristoranti e bar negli edifici anni ’30

Due esempi (virtuosi) di riqualificazione all’Eurac e al Polo



BOLZANO. La Bolzano anni Trenta si ripresenta. E non lo fa solo scoprendosi capace di diventare museo (il monumento), scuola (via Napoli), biblioteca (la Civica all'ex Ina e il prossimo Polo alle ex Pascoli), centri ricerca (ex Magnesio, ex Gil). Ma anche bar e ristorante. Ecco la notizia. E questo accade proprio dentro le riqualificazioni "littorie" più architettonicamente riuscite e al centro dell'interesse urbanistico: la prima è l'ex Gil di Ponte Druso dove, appunto, opera l'Eurac, la seconda è il Polo dell'innovazione in via Volta, che sta nascendo sulle strutture delle vecchie fabbriche razionaliste dismesse.

Il bar del "Noi"

Sotto le spirali ovoidali dell’Eurac, preservate per merito di una grande operazione di conservazione storica culminata con il concorso di idee del 1985 che ha aggiunto il parallelepipedo vetrato, si è da poco conclusa la costruzione di un ristorante-mensa.

Il progetto, dell'architetto Roland Baldi con la collaborazione di Elena Casati, ha mantenuto il "mood" italico-modernista con il colore rosso pompeiano, la ribadita visibilità delle strutture precedenti e la poca invasività dei materiali usati, soprattutto vetro, a schermare i vari locali.

Invece, a ridosso dell'ex Magnesio, proprio all'ingresso del costruendo (operativo già il 2 di ottobre) Polo dell'innovazione, il cui cantiere è condotto dall'architetto Claudio Lucchin, è quasi concluso un grande bar-ristorante che ha sfruttato l'immobile preesistente, una struttura di servizio delle grandi fabbriche della prima Zona industriale bolzanina che sorgono di fronte, per sviluppare la propria logistica.
Qui l'immagine è ancora più imponente che non sotto il corpo centrale dell'Eurac.

Acciaio, cemento, grandi volte a capanna trasparenti, ampiezza delle metrature, contemporaneità dei banconi e degli arredi, luci che citano quelle anni Trenta, conferiscono al nuovo locale una inconfondibile identità.
Qui, perché il ristorante e il bar resteranno aperti anche la sera, a uffici di ricerca chiusi, rinascerà una Zona non più solo come polo industriale e produttivo: è infatti questa una delle "filosofie" alla base del "Noi" che, infatti a corollario del suo cuore centrale che sono gli uffici e i laboratori, si è dotato anche di una piazza-parco di un ettaro, di un auditorium, di un piccolo teatro e di locali per eventi pubblici.

Qui dovrebbe ritornare la vita che, oggi, alla chiusura delle fabbriche e degli uffici del terziario, si spegne perché i 50mila che tutti i giorni entrano a Bolzano sud se ne rivanno a casa.
"Ma questa zona ha grandi possibilità potenziali" insiste Lucchin, perché ha spazi, parcheggi e un'ottima raggiungibilità".

Tornando al locale appena aperto sotto l'ex cinema Druso all'Eurac, l'obiettivo degli architetti che hanno condotto la riqualificazione è stato quello di aderire quanto possibile allo spirito di quelle mura.
L'edificio, nella sua struttura storica, venne innalzato tra il 1934 e il 1935 dagli architetti Mansutti e Miozzo come un perfetto esempio di modernismo razionalista.

Lì dentro trovarono posto le "giovani italiane" e gli studenti del regime, la Gil, gioventù italiana del littorio.
Per anni ospitò un cinema e poi fu a lungo a rischio degrado finchè la Provincia decise di installarvi l'Eurac e, dopo un intenso dibattito storico-urbanistico, di aprire ad un concorso il cui vincitore, Klaus Kade, prevedeva di salvare l'impianto anni Trenta aggiungendovi la nuova struttura contemporanea.

Ora, col ristorante, l'operazione anche in senso di fruibilità complessiva è terminata.
Il ristorante può ospitare 112 persone sedute e 168 in piedi. E enfatizza lo storico rosso pompeiano caratteristico di molti quartieri romani di quegli anni.













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