IL DELITTO

Brunico, Maria è stata strangolata da qualcuno che conosceva

L’autopsia sul corpo della donna di 54 anni di Brunico toglie ogni dubbio: è omicidio. Su porta e finestre di casa non ci sono tentativi di effrazione


di Paolo Tagliente


BOLZANO. Tutto tace in Procura, a Bolzano. Ma quella che si respirava nei corridoi di Palazzo di giustizia era una calma solo apparente. Già nella giornata di venerdì, infatti, poche ore dopo il ritrovamento del corpo senza vita di Maria Magdalena Oberhollenzer, “Marlene” per gli amici, il dottor Dario Raniero, anatomopatologo dell’università di Verona, ha eseguito l’autopsia sul corpo della donna, confermando di fatto i sospetti degli inquirenti: la cinquantaquattrenne di San Giorgio di Brunico è stata uccisa.

«Già ora – si legge nel breve comunicato diramato dalla procura stessa – il consulente è arrivato alla conclusione che le ecchimosi presenti sull’occhio destro non sono compatibili con un trauma accidentale e sono quindi da ricondurre ad una lesione eteroinferta».

Nell’appartamento di “Marlene”, quindi, c’era qualcun altro e questa persona l’ha colpita con violenza. E non solo al volto. «Gli accertamenti – prosegue il comunicato – hanno inoltre evidenziato delle ecchimosi a livello della nuca, anche esse riconducibili a dei traumi da contundente, compatibile sia con oggetto, sia con le nocche di una mano».

Infine, dopo aver colpito la cinquantaquattrenne, l’assassino l’ha strangolata e Raniero esclude subito l’ipotesi del suicidio. «La causa della morte – conclude la procura – è da attribuire ad una asfissia meccanica acuta da strangolamento, ritenuta incompatibile con un gesto di natura autolesiva».

A fronte di questi dati, il lavoro che i carabinieri della Compagnia di Brunico e del Nucleo Investigativo di Bolzano hanno subito avviato diventa ancora più fondamentale. I militari dell’Arma, che non si sono fermati un istante, hanno portato avanti un’opera meticolosa e incessante per riuscire ad avere un quadro quanto più completo della vita di Maria Magdalena Oberhollenzer, per ricostruire la sua rete di rapporti e di amicizie. Perché è proprio tra loro che s’è subito rivolta l’attenzione degli inquirenti. E il motivo è semplice: sulle porta d’entrata e sulle finestre dell’appartamento al piano terra della palazzina al civico 22, in via Valle Aurina, non sono stati trovati segni d’effrazione.

È chiaro, quindi, che Maria Magdalena Oberhollenzer conoscesse il suo assassino e sia stata lei ad aprirgli la porta di casa. Resta da chiarire cosa sia accaduto dopo e, per farlo, gli investigatori della Benemerita stanno ricostruendo i movimenti delle donna anche nelle ore precedenti la sua morte.

 













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