Buoni pasto, meno soldi ai ristoratori

Il presidente Bonato: «Lo sconto è passato dal 6 al 9%. Diversi esercenti hanno già rinunciato: così non c’è più margine»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. L’appalto al ribasso della Provincia sui buoni pasto dei dipendenti pubblici - vinto nelle scorse settimane dalla Lunch Time - ha provocato la reazione stizzita di molti ristoratori bolzanini, alcuni dei quali - proprio a causa del ridotto margine di guadagno - hanno deciso di non firmare la nuova convenzione. Nel bando, questa è la critica mossa dagli esercenti alla Provincia, il tetto massimo dello sconto è passato dal 6 all’8,99%: l’ente pubblico è riuscito a risparmiare in questo modo alcune decine di migliaia di euro, ma i ristoratori non ci stanno più dentro con le spese. O sono costretti a lavorare proprio al limite, con pasti da 12-13 euro che prevedono primo, secondo, acqua e caffè. A farsi interprete di questo disagio è il presidente dei baristi e dei ristoratori di Confesercenti Luca Bonato che spiega l’effetto-boomerang che ci sarà nel breve-medio periodo per gli stessi dipendenti.

«Trovo che la Provincia - sottolinea Bonato - questa volta abbia davvero fatto i conti senza l’oste. Con queste nuove regole gli esercenti che lavorano prevalentemente con i buoni pasto dovranno mettere in conto perdite rilevanti su un servizio che già aveva margini molti risicati. Nella gara d’appalto bisognava mettere paletti ben precisi badando alla qualità del servizio e non a possibili (modesti ndr) risparmi per l’amministrazione».

La prima conseguenza di questo bando, vinto da un’’azienda del gruppo Sodexo, è stata che molti ristoranti e bar, in precedenza convenzionati, hanno dato forfait. «A Bolzano - prosegue Bonato - la ditta vincitrice sta faticando a mettere sotto contratto i 350 esercizi promessi. Due delle ditte sconfitte, se non altro, ne avevano garantiti solo 250».

Chi ha un bar o un ristorante in centro, vicino ai palazzi della Provincia, ha firmato comunque. Il rischio, in caso contrario, sarebbe stato quello di chiudere o di avvantaggiare un concorrente. «Ma anche costoro, prima o poi, saranno costretti a rivedere le varie convenzioni e faranno pagare la differenza proprio ai lavoratori. Le nuove condizioni imposte dalla Provincia nel bando rischiano di avere contraccolpi anche sui lavoratori».

Bonato invita l’ente pubblico a comportarsi come le banche: «Queste ultime, avendo a che fare direttamente con la nostra categoria, impongono condizioni dettate dal buon senso. Sanno che, altrimenti, avrebbero a loro volta clienti arrabbiati. Quella della Provincia, questa volta, è davvero un’inutile forzatura».

Il governatore altoatesino Arno Kompatscher, da parte sua, sottolinea come l’ente pubblico anche in quest’occasione avesse la necessità di ridurre al minimo le uscite. Anche a costo di scontentare tutto il comparto della ristorazione. «Noi, ovviamente, dobbiamo far quadrare innanzitutto i conti. E le misure di risparmio che abbiamo adottato non riguardano certamente solo i buoni pasto. Bisogna cercare di recuperare risorse e ragionare soprattutto in prospettiva. Capisco che la nostra scelta di tagliare possa aver creato contraccolpi ad altre categorie».

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