Cantine abbandonate, giallo sul rogo 

Le fiamme si sono sviluppate nel seminterrato di una palazzina Ipes e il fumo ha invaso l’intero edificio. Nessun ferito


di Paolo Tagliente


BOLZANO. L’incendio è scoppiato nella tarda mattinata di ieri e l’allarme è scattato quando la tromba delle scale di una delle palazzine Ipes di via Resia, una di quelle che sorgono in prossimità dell’incrocio con via Milano, è stata invasa dal fumo. Sul posto, nel giro di pochi minuti, sono arrivati uomini e mezzi dei vigili del fuoco, quelli di tre squadre dei permanenti di Bolzano e quelli volontari di Gries, l’ambulanza e i sanitari della Croce Bianca di Bolzano, le pattuglie della Squadra Volante della questura e anche la polizia municipale, i cui agenti hanno garantito che la presenza di tutti quei mezzi durante le operazioni di spegnimento non intralciassero la viabilità sull’importante arteria cittadina. A rendere difficile l’opera dei vigili del fuoco, più che le fiamme, poi spente assai rapidamente, è stata la difficoltà di raggiungere l’angusto scantinato completamente invaso dal fumo, scendendo per due strettissime rampe di scale. Domato il rogo, sono iniziate le operazioni di sgombero della palazzina dal fumo, grazie ai potenti ventilatori dei vigili del fuoco, e di svuotamento della cantina, zeppa all’inverosimile di cianfrusaglie. Tanto che, alla fine, con i resti fumanti è stato riempito uno scarrabile. Nessuna persona è rimasta ferita o intossicata.

Tutto bene, quindi? Non proprio. Perché sulle origini dell’incendio aleggia un po’ di mistero. I vigili del fuoco, infatti, non hanno trovato nulla che possa “raccontare” come hanno avuto inizio le fiamme. Non un cortocircuito, possibilità parsa subito assai inverosimile, e nessun altro elemento che possa fornire indicazioni utili. Ogni ipotesi resta aperta, insomma.

Ma poi basta suonare al campanello di qualche inquilino, che ovviamente non ha alcuna intenzione di esporsi in prima persona, per capire che forse non si è trattato di un rogo accidentale. Nelle ultime settimane, infatti, fra chi abita nella palazzina sono cambiati parecchi volti. In particolare, non molto tempo fa, una delle inquiline avrebbe lasciato l’alloggio notte tempo, facendo perdere le sue tracce. Una fuga pianificata dato che, nelle notti precedenti, la donna era stata vista portar via alcuni mobili. Strano è che l’incendio si sarebbe sviluppato proprio nella cantina assegnata all’inquilina fuggita. La stessa cantina, l’unica a non essere chiusa a chiave, che solo qualche giorno fa era stata oggetto di un sopralluogo da parte di un tecnico dell’Ipes, che aveva scattato anche alcune foto per documentare le condizioni in cui versava il piccolo locale. Ma le stranezze non sono finite: l’appartamento abbandonato è stato poi occupato da un ragazzo africano e, un paio di notti fa, qualcuno dei residenti ha messo in fuga due ragazzi neri che armeggiavano attorno alla serratura dell’alloggio. Si tratta forse di frammenti di un unico puzzle, difficile da ricostruire. Frammenti che forniscono comunque elementi inquietanti sulla realtà all’interno del condominio. Un’inquietudine che si avverte parlando con chi ci vive e che spesso non sa cosa accade e non conosce chi abita nell’appartamento accanto al suo, dall’altra parte della parete. L’inquietudine di chi, quando diventa notte, non esce volentieri sul giroscale e si tiene ben alla larga dagli scantinati, nonostante le porte che ne dovrebbero impedire l’accesso agli estranei.

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