Centro migranti, code e caos per i sit-in 

Via Resia blindata e traffico in tilt per tre manifestazioni di Anpi, anarchici e Casapound sulla nuova struttura di via Comini



BOLZANO. Un’ottantina di antifascisti bolzanini e anarchici trentini a ponte Resia lato Zona per contestare una sessantina di militanti di CasaPound dall’altra parte del ponte, criticati a loro volta da una quarantina di soci Anpi ed esponenti della sinistra a San Pio X. Motivo del contendere il nuovo centro per migranti e senzatetto che a novembre aprirà in via Comini. Tre manifestazioni contemporanee, pacifiche, tenute sotto stretto controllo da un’ottantina di uomini, a decine in tenuta antisommossa, fra poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili urbani. Migliaia di bolzanini in coda a passo d’uomo sull’arginale, dalla galleria del Virgolo a via Einstein, nonché nelle strade a est di via Resia. Più centinaia di persone cui è stato di fatto impedito di utilizzare i bus vista la chiusura di ponte Resia per motivi di sicurezza. Sono gli esiti numerici della tripla manifestazione di ieri, che ha mandato in tilt buona parte della città dalle 16 alle 19.

Casapound è scesa in piazza per dire no al «centro diurno notturno per clandestini e immigrati fuori quota» a ridosso di Don Bosco. Come ha spiegato il consigliere rionale Michael Sini, «visti i problemi che già abbiamo nel quartiere, siamo qui per dire un no forte e chiaro a questo centro, il quale secondo noi farà anche da calamita per ulteriori nuovi migranti. Ci sono già abbastanza problemi di sicurezza nel quartiere, che sta diventando il fulcro dello spaccio cittadino. Con l’arrivo di questi nuovi migranti di sicuro sarà peggio».

Gli ha fatto eco Guido Magheri (Anpi): «Don Bosco è diventato emblematico rispetto al livello nazionale. Qui c’è un gruppo, sedicente neofascista del terzo millennio, che dichiara che bisogna barricarsi contro una struttura costruita in piena zona industriale e che è destinata ai senza tetto italiani e stranieri che sempre, tutti gli inverni, hanno questo problema, e sempre ci sono stati. Io credo che a questo punto dire “basta bugie” sia il minimo, perché, oltre che essere un obbligo morale, questa cosa è un obbligo di legge».(da.pa)













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