Chiesa in lutto, addio  a padre Giovanni Dalla parte dei fedeli 

Morto nel sonno padre Moretti, superiore al Sacro Cuore Celebrava a San Giuseppe e San Domenico. «Come lui pochi»


di Valeria Frangipane


BOLZANO. «Come lui pochi. Scrivetelo». I fedeli raccontano che da qualche giorno non si sentiva bene, «devo avere l’influenza», aveva detto. La sera ha celebrato messa nella chiesa di San Giuseppe ai Piani, il giorno dopo - sabato 5 gennaio - non si è più svegliato. Se n’è andato nel sonno padre Giovanni Moretti, classe 1948, della congregazione dei Padri Sacramentini, superiore al Sacro Cuore di via della Roggia, diceva messa ai Piani e in San Domenico. Don Mario Gretter, parroco del Duomo, dice che padre Giovanni confessava tantissimo. Sia italiani che tedeschi. «Molto disponibile, di una profonda spiritualità biblica, empatico aveva approfondito il perdono di Dio e sapeva ascoltare. Da lui si aveva sempre la parola giusta». E non è affatto scontato saper confessare perchè è spesso difficile, per i fedeli, trovare sacerdoti disponibili all’ascolto e a celebrare il sacramento. Ci sono fedeli che lamentano - sulle pagine di “Famiglia Cristiana” - come spesso si trovino sacerdoti stanchi, seri, curvi su sé stessi, che in maniera frettolosa, senza ascoltarti, danno la benedizione, e via. Il Papa, instancabile, continua a ricordare il grande dono della misericordia, continua a dire ai preti «siate pastori con l’odore delle pecore», mettetevi in ascolto, accogliete, state vicino alla gente, e nel sacramento della riconciliazione siate strumento dell’amore del Signore e non giudici. Ma dove sono questi preti? Si chiedono molti fedeli - se ne stanno chiusi nelle canoniche a preparare incontri, a far programmi, a fare gli amministratori. Ecco padre Giovanni era invece quello che i fedeli si aspettano da un prete. Presente, sapeva ascoltare, confessare, perdonare. Da lui arrivava la parola che confortava. E non è sempre facile saperle trovare, le parole. Padre Giovanni era arrivato a Bolzano quattro anni fa. E si era presentato ai fedeli sulle pagine di “Pianissimo”, il mensile del rione Piani. E quelle parole ci soccorrono oggi per farne un ritratto. «Carissimi amici - scriveva - sono arrivato in parrocchia perchè mi ha chiamato don Mario. Che grazia di Dio per me questo invito! Sono a Bolzano per aiutare i fratelli sacramentini della chiesa del Sacro Cuore. Ma non so una parola di tedesco e mi sentivo un prete disoccupato. Mi faceva male quando sentivo dire con tanta buona fede che sono il prete venuto dall’Italia perché non mi pareva di essere uno straniero. A gennaio mi sono iscritto al corso di lingua tedesca, ma a 67 anni è un’impresa molto complicata. La Provvidenza è stata generosa con me, perché don Mario mi ha coinvolto nella pastorale della parrocchia del Duomo e di San Giuseppe per la celebrazione delle messe in italiano. Mi ha impressionato la cordialità che ho trovato ai Piani e la partecipazione che vedo nella gente per preparare celebrazioni, canti, letture, l’ascolto delle omelie. Impareremo a conoscerci sempre di più». Di origine bergamasca, padre Giovanni era diventato prete a 28 anni. «E da allora sono stato a Roma, San Benedetto del Tronto, Piacenza, Bergamo, Torino. Ho vissuto anche in Belgio. Ogni domenica dicevo messa per tanti nostri emigranti a Bruxelles. Ho ascoltato la loro grande storia di povera gente e di sofferenza che abbiamo dimenticato. L’Europa è piena di emigranti italiani. Il Signore mi ha fatto fare anche una breve esperienza in Africa, in Senegal, ai margini del deserto del Sahara, tra i musulmani. Allenato a vivere sui luoghi di frontiera, a ottobre 2014 l’ubbidienza mi ha mandato a Bolzano. La partenza è stata molto dura. Gli anni mi hanno fatto capire nei vari spostamenti della mia vita che bisogna darsi molto da fare perché le frontiere non siano luoghi di separazione ma cerniere di incontro, dialogo e solidarietà». Così scriveva padre Giovanni che invitava a superare le frontiere. I funerali oggi alle 11 nella chiesa del Sacro Cuore.













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