Condanna annullata, i rapinatori tornano liberi

Si tratta di due albanesi che vennero processati in contumacia e poi arrestati La sentenza cancellata per un cavillo anche se era passata in giudicato


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Due rapinatori albanesi, arrestati a distanza di alcuni anni dai fatti per effetto di una condanna passata in giudicato, sono stati rimessi in libertà in quanto si sono visti annullare la sentenza ormai passata in giudicato per un immancabile cavillo giuridico. I due stranieri erano stati condannati rispettivamente a 3 anni e mezzo e a cinque anni di reclusione per fatti avvenuti nel 2004. Dopo gli episodi in questione i due pare avessero lasciato il nostro Paese. In effetti dopo essere stati individuati come presunti autori dei colpi grazie ad analisi di carattere genetico, le autorità giudiziarie italiane non erano riuscite a rintracciarli ed avevano di conseguenza deciso di procedere dopo l’emissione di un decreto di irreperibilità. I due albanesi erano poi rientrati in Italia nel 2011. Probabilmente pensavano di non dover fare i conti con la conclusione dei procedimenti avviati nei loro confronti alcuni anni prima. Invece nel corso di alcuni controlli casuali, i due furono identificati ed arrestati proprio per effetto di un ordine di carcerazione emesso sulla base delle condanne passate in giudicato. I due finirono in carcere. Avrebbero dovuto scontare la pena a suo tempo inflitta. In realtà l’avvocato Nicola Nettis è riuscito dapprima a far scarcerare provvisoriamente i due detenuti ed ora ad ottenere il pieno annullamento della condanna che era definitiva.

Grazie ad una legislazione iper garantista il legale ha ottenuto in primo luogo la riapertura dei termini per impugnare davanti alla Corte d’appello la sentenza di primo grado. L’avvocato ha infatti sostenuto davanti ai giudici che i due imputati (che probabilmente non si trovavano in Italia) non avevano avuto la possibilità di venire a conoscenza della sentenza che li riguardava e, di conseguenza, avevano lasciato scadere i termini di impugnazione in appello, ignari delle conseguenze. Una tesi pienamente accolta dalla Corte d’appello che dunque dispose ancora qualche settimana fa la scarcerazione degli imputati (dato che il provvedimento aveva revocato la irrevocabilità della sentenza). i due albanesi impugnarono in appello la sentenza di primo grado e ieri mattina c’è stata la seconda sorpresa.

L’avvocato Nicola Nettis ha infatti presentato e illustrato un’eccezione che ha cancellato con un colpo di spugna anche la condanna di primo grado. In sostanza il legale (facendo riferimento all’iter procedurale in vigore nel 2004) è riuscito ad ottenere la nullità di tutto il procedimento dimostrando che il decreto di irreperibilità a suo tempo emesso non sarebbe stato regolare.

Il legale ha ricordato in aula che il codice di procedura penale (articolo 169) prevede che, prima di dichiarare la irreperibilità degli imputati, le ricerche vadano effettuate non solo nel luogo di residenza o di lavoro ma anche nel luogo di nascita anche se i cittadini sono stranieri. Un recente pronunciamento della Corte di Cassazione ha poi stabilito che queste verifiche vanno effettuate “cumulativamente”, dunque una verifica non esclude l’altra. In altre parole i due albanesi non avrebbero dovuto essere cercati solo nel luogo di residenza ma anche nel luogo di nascita. Siccome non fu fatto, il decreto di irreperibilità è stato annullato con cancellazione anche della sentenza di primo grado. Il processo dovrà riprendere da zero, ma i reati contestati (avvenuti nel 2004) sono ad un passo dall prescrizione.

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