Conservatorio a Unibz, i docenti non si fidano 

Il passaggio all’Università. Il vertice con Provincia e Rettore non dirada le nubi sul futuro del corpo insegnante: «Bene il coinvolgimento nella trattativa, ma il nostro ruolo resta incerto»



Bolzano. Nei corridoi del conservatorio si respira un senso di attesa. «Beh, un po' di sollievo c'è, dopo l'incontro di giovedì scorso...», dice un professore. Come di uno scampato pericolo. «Che era quello di trovarsi davanti uno schema di trasformazione in facoltà da prendere o lasciare, o sì o no, senza margini di trattativa» chiarisce il direttore Fornari. Poi interviene Luigi Azzolini, che insegna al Monteverdi ma è anche membro della delegazione del sindacato unitario: «È una prima apertura al dialogo, questo essersi finalmente visti tra noi, la Provincia e l'università. Temevamo il peggio, in effetti...». Che poteva essere cosa? «Che si decidesse tutto senza consultarci. Ora nulla è stato definito nel concreto ma almeno è stato stabilito un principio: si andrà avanti in modo condiviso».

Le paure dei docenti

Almeno finché sarà possibile. E l'andare avanti ha un riferimento preciso: la formazione di un tavolo di lavoro tra Fornari, Lugli, il rettore di Unibz e i funzionari provinciali da installare quanto prima. Già ad agosto. Ma è stata dura. E magari lo è ancora. Perché lo stesso Azzolini conferma che c'è in atto una intensificazione delle domande e delle informazioni richieste per gli altri conservatori italiani da parte di molti insegnanti del Monteverdi. Non che sia in atto una fuga. Ancora no. Ma un aumento delle richieste è un dato direttamente proporzionale all'incertezza che fino a ieri gravava su piazza Domenicani. In termini di ricollocazione del corpo insegnante nel nuovo contesto accademico, nella cornice amministrativa in cui sarà inserito il personale d'ufficio e tutto il resto. «Nessuno sta pensando di umiliare nessuno» ha detto invece lo stesso Kompatscher all'uscita dal vertice con Fornari. E lo diceva a proposito delle molte indiscrezioni che si erano succedute sul ruolo che avrebbero avuto i professori del conservatorio inserito nella nuova facoltà di musica: da “assistente” a “lettore”. Probabilmente non sarà così.

«Anche se vedremo le carte sul tavolo. E prima di averle viste restiamo vigili», insiste Azzolini per il quale il percorso da compiere è reso complesso non tanto e non solo dalla distanza tra la bozza elaborata dai consulenti dell’ateneo e le aspettative del conservatorio, quanto dal fatto che il terreno in cui il legislatore ha deciso di muoversi è “vergine”. È cioè la prima volta che lo si compie, questo trasloco tra il conservatorio classico e una futura facoltà di Musica in cui sarà inserito. E occorrerà vedere a che titolo.

Il patrimonio del Monteverdi

«Tuttavia non possiamo perdere quello che il Monteverdi e tutti noi abbiamo costruito in anni di impegno nell'aumento costante della qualità dell'insegnamento e anche di gestione effettiva della struttura. Con attività non solo nell'ambito dell'autonomia provinciale ma pure a livello nazionale e internazionale» spiega Luigi Azzolini. Che era stato uno dei firmatari della dura nota congiunta delle tre confederazioni sindacali dei docenti all'indomani delle prime voci sui contenuti della bozza in mano alla Lub.

«Mi sembra suicida - aggiunge - rischiare di marginalizzare i conservatori nell'ambito della futura facoltà proprio nel momento in cui ovunque cresce il bisogno di una formazione musicale a sempre più alto livello. Dove la figura del musicista e dunque non solo del musicologo, ha bisogno di una intensificazione del livello di professionalità da mettere in campo». Il professor Azzolini obietta questa cose proprio alla luce da quello che sembrava ( e forse è ancora in campo) il ruolo del conservatorio come scuola di Musica affiancato alle altre sezioni della facoltà che potrebbero avere più voce in capitolo. «Bene questa prima presa di contatto - aggiunge - bene anche il fatto che finalmente le nostre istanze potranno essere messe sul tavolo per integrare o controbattere quelle già inserite nella bozza».

Ma la sensazione, tra i corridoi di piazza Domenicani, è che si sia solo all'inizio di un nuovo percorso. E la strada da percorrere ancora lunga. (p.ca.)

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