Contratti, nel privato aumenti irrisori

Nella Grande distribuzione stipendi fermi al 2011, Federmeccanica punta i piedi e nell’edilizia 52 euro spalmati in 3 anni


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Se Atene piange, Sparta certo non ride. In tema di contratti e rinnovi ha fatto scalpore la richiesta avanzata martedì dai sindacati dei provinciali e della sanità che hanno chiesto 80 milioni di euro per adeguare gli stipendi dei dipendenti, fermi dal 2010. Il governatore altoatesino Arno Kompatscher ha già risposto picche («a queste cifre non possiamo accontentarli») e l’assessore competente Waltraud Deeg ha fatto intendere che sarà previsto «qualcosa» nel bilancio di previsione 2016 e una seconda tranche nel bilancio di assestamento. In realtà la partita è tutta da giocare, ma le parti sono distantissime.

Ieri siamo andati a vedere qual è la situazione in alcuni settori del privato, dai quali si evince che la grande distribuzione sta decisamente peggio (Federdistribuzione ha proposto un rinnovo senza aumenti, con la cancellazione della 14esima e la riduzione da 26 a 22 dei giorni di ferie), mentre Federmeccanica - partendo dal presupposto che i lavoratori hanno incassato «troppo» nell’ultimo triennio - si è detta disposta a concedere 2,57 euro per il prossimo rinnovo. In edilizia, il settore forse più in crisi anche in Alto Adige, l’aumento è stato di 52 euro in tre anni, più un’integrazione di 19,03 euro con l’integrativo. Una miseria, insomma.

C’è anche chi sta meglio. I bancari hanno spuntato un nuovo contratto che prevede 120 euro da suddividere per i prossimi tre anni, i lavoratori del legno hanno ottenuto 133 euro ma il contratto è in scadenza. Non hanno di che lamentarsi nemmeno i dipendenti delle aziende che fanno capo al comparto «Energia e chimici», dove gli aumenti oscillano tra i 110 e i 140 euro, a seconda delle categorie. Nel comparto gomma e plastica (Röchling, Finstral, Palbox ecc.) i dipendenti hanno ottenuto 118 euro.

Tra i settori in cui si avverte maggiormente un certo disagio al cospetto dei privilegi (veri e presunti) del pubblico c’è il commercio. «Chi ha il contratto di Confcommercio - spiega Maurizio Surian della Cgil - ha ottenuto 80 euro in 3 anni, chi fa capo alla grande distribuzione sta ancora peggio ed è al palo dal 2011. E le prospettive non sono rosee: Federdistribuzione preme per un rinnovo senza aumenti». I nuovi assunti, in media, incassano mille euro netti al mese. Gli fa eco Remigio Servadio della Uil. «Tra pubblico e privato ci sono due pesi e due misure. Oltre alla parte economica penso ai congedi parentali e alla maternità. Le cifre che leggo per il rinnovo dei provinciali, all’esterno, possono apparire elevate». Al settore dei metalmeccanici è andata bene nel 2012. «Abbiamo ottenuto 130 euro per 3 anni - spiega Giuseppe Pelella della Uil - ma Federmeccanica ha proposto per il prossimo triennio 2,57 euro: per noi è una provocazione».

Maurizio D’Aurelio segue edilizia e legno: «Per i primi la crisi è evidente, per i secondi l’ultimo contratto è stato buono». Adriano Bozzolan dei bancari confida che la sua categoria possa fare da apripista per altre. «Centoventi euro in tre anni di questi tempi non sono male. L’accordo varrà fino al 2017». Alfred Del Monego (Energia e chimici) parla di aumenti compresi mediamente tra i 110 e i 140. «Per me la differenza tra pubblico e privato non è più così evidente. In ogni caso quei contratti sono congelati dal 2010 e considero le richieste legittime».

Forse è l’unica voce fuori dal coro, ma nessuno - nel privato - ha ottenuto ciò che hanno chiesto i dipendenti del pubblico impiego: ovvero un aumento medio di 180 euro a dipendente.

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