Crollo alla Croda dei Toni come un terremoto

Sono migliaia i metri cubi di roccia che si sono staccati dalla Torre Witzenmann Il geologo: «Negli ultimi dieci anni i distacchi in quella zona sono aumentati»


di Ezio Danieli


SESTO. Le Dolomiti continuano a sgretolarsi. L'ultimo crollo è quello verificatosi la mattina del 21 febbraio quando un'enorme massa detritica si è staccata dalla cima ovest della Torre Wintzermann, precipitando di qualche decina di metri per poi schiantarsi sul basamento del vicino campanile Vicenza, a quota 2400 metri d'altezza, nel cuore della Val Gravasecca, località impervia e per questo motivo difficilmente frequentata da alpinisti soprattutto in questo periodo dell'anno. Sulla zona si è alzata una nuovola di polvere ed il crollo è stato avvertito anche a valle, dove gli operai di una falegnameria hanno sentito il tetto vibrare. Il crollo è stato registrato dalle stazioni sismiche provinciali alle ore 10.36 del giorno 21 febbraio; l'energia liberata durante l'impatto è comparabile a quella di un piccolo terremoto di magnitudo 2.

Siamo sul versante bellunese della famosa Torre dei Toni nel cuore delle Dolomiti di Sesto proprio dove corre il confine fra Alto Adige e Bellunese. Soccorso Alpino e 118 Suem sono stati allertati dal sindaco di Auronzo, Daniela Larese Filon; ma ogni intervento di ricognizione con l'ausilio di un elicottero sembrerebbe essere stato rinviato a data da destinarsi proprio alla luce dell'assenza totale di pericolo per esseri umani e strutture. Il crollo è stato seguito con attenzione anche dai geologi della Provincia di Bolzano. «Nella mattina del 21 avevamo avuto un segnale di allerta da parte del centro austriaco che monitora anche la nostra zona. Ci è stato segnalato un movimento notevole, come una scossa sismica nella zona dolomitica ed abbiamo subito allertato i tre Comuni dell'Alta Pusteria. Da loro non abbiamo avuto segnalazioni particolari». Chi parla è il geologo Claudio Carraro che aggiunge: «In serata da Auronzo è arrivata la conferma che era crollata la Torre Wintzermann sulla Croda dei Toni, proprio al confine fra il territorio altoatesino e quello del Bellunese. Dalle foto che ci siamo fatti mandare è possibile dire che la frana è stata di dimensioni notevoli; una parte del materiale precipitato è finito su una parete laterale, provocando un'altra frana. Si può tranquillamente dire che il crollo è di migliaia di metri cubi». Sulle cause che hanno determinato l'evento, Claudio Carraro ritiene che possa essere stato il disgelo. «Di notte la temperatura lassù va sotto lo zero di parecchi gradi mentre di giorno sale abbondantemente sopra lo zero». Poi aggiunge un particolare: «Negli ultimi dieci anni i crolli, soprattutto nelle Dolomiti di Sesto, sono stati parecchi. Anche di dimensioni notevoli. Continueremo a monitorare l'intera zona». Il crollo più recente è avvenuto nella Croda Rossa sopra la valle di Braies: tra i 600 e i 700 mila metri cubi di roccia si erano staccati dalla Piccola Croda Rossa (2859 metri) . Alcune spaccature nelle rocce erano già state osservate da giorni e la situazione era tenuta monitorata dal Servizio geologico, che aveva chiuso in via precauzionale diversi sentieri. Il sentiero nr. 3 che collega la malga Stolla alla malga Rossalm era stato sommerso dai detriti, mentre il sentiero nr. 4 che porta da Ponticello alla malga Rossat era stato riaperto dopo un paio di giorni rendendolo transitabile agli escursionisti. Per fortuna, il crollo sulla Croda dei Toni si è verificato in una zona non frequentata dagli escursionisti e da chi pratica, in questo periodo, lo scialpinismo.













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