Delitto al metanolo, ergastolo confermato 

Anche per i giudici d’appello Jana Surkalova avrebbe pianificato con estrema determinazione il delitto del marito


di Mario Bertoldi


BOLZANO. L’avvocato difensore Boris Dubini ha capito subito che non sarebbe stato facile ribaltare il verdetto di primo grado. E così è stato. Dapprima è stata respinta la richiesta del legale di riaprire l’istruttoria (con la convocazione di nuovi testimoni), poi in meno di due ore di camera di consiglio la Corte d’assise d’appello di Bolzano (presidente Manfred Klammer, a latere Isabella Martin) ha confermato la condanna all’ergastolo di Jana Surkalova. Si tratta della donna , domiciliata nella Repubblica Ceca, accusata di aver pianificato per mesi l’omicidio del marito a Laives facendogli ingerire una notevole quantità di metanolo, uccidendolo con fredda premeditazione. Questo processo è sempre stato indiziario. Non a caso anche ieri l’avvocato difensore Dubini (autore di un’arringa di un quarto d’ora) ha cercato di calcare la mano proprio su questo punto: la mancanza di una prova schiacciante a carico dell’imputata. I giudici d’appello, però, sono giunti alla stessa conclusione della Corte d’assise di primo grado sulla base della montagna di indizi emersi dall’inchiesta e risultati « gravi precisi e concordanti». L’operaio agricolo Josef Surkala fu stroncato il 13 dicembre 2013 da una intossicazione acuta da metanolo due giorni dopo la visita della moglie a Laives. La donna (che viveva anche all’epoca nella Repubblica Ceca) non era solita fare visita al marito. Ma in quel periodo giunse a Laives due volte prima della tragedia finale (in ottobre e in novembre 2013) ed in entrambe le occasioni l’uomo si sentì male evidenziando sintomi tipici da avvelenamento da metanolo (pelle e occhi giallastri, problemi di vista e nausea). Josef Surkala si era poi ripreso sino alla terza, decisiva, visita della moglie (l’11 dicembre 2013) quando l’operaio agricolo tornò ad evidenziare un grave malore (questa volta in maniera più pesante, con perdita della vista e successivo decesso). L’indagine ha permesso di escludere che l’uomo possa aver assunto il metanolo accidentalmente. Inoltre è stato escluso che l’assunzione della dose letale sia avvenuta in concomitanza con il consumo di bevande alcoliche nel corso di una serata trascorsa con due colleghi a fine stagione. Sulla base delle testimonianze (la vittima non soffriva di depressioni) è stata anche esclusa l’ipotesi del suicidio, cioè dell’assunzione volontaria della sostanza letale da parte della vittima. Si è giunti così alla conclusione che la dose mortale di metanolo venne somministrata (probabilmente in una tisana) proprio dalla moglie che il giorno della sua partenza per l’Italia (in occasione dell’ultimo viaggio sino a Laives) aveva acquistato un grande quantitativo di metanolo (8 chili per 300 corone) poi rinvenuto in una tanica nella sua abitazione nella Repubblica ceca dopo la tragedia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità