Dolzan attacca: fatture a copertura delle tangenti

Per battere la concorrenza di mercato «si assegnavano incentivi personali a chi aveva potere di scelta tra varie proposte. Edison mai danneggiata»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Renzo Dolzan, il manager della Edison coinvolto nella maxi inchiesta «Black Energy», si prepara allo scontro finale a livello giudiziario. L’avvocato Stefano d’Apolito, suo legale di fiducia, ha reagito alla formulazione ufficiale del capo d’imputazione, con una richiesta di supplemento di indagine che ha già provocato i primi effetti. Una reazione voluta dallo stesso indagato che non avrebbe apprezzato le ultime dichiarazioni testimoniali rese da Marco Landoni , direttore mercato business di Edison Energia. Sono state quelle dichiarazioni a indurre Renzo Dolzan a rendere pubblico il “modus operandi” più volte utilizzato (nella piena consapevolezza dei responsabili di settore) per battere la concorrenza e conquistare nuove fette di mercato per la fornitura di energia. Per anni e anni alla Edison nessuno si sarebbe scandalizzato se si decideva di battere la concorrenza non con una offerta più vantaggiosa ma sborsando consistenti incentivi economici destinati alla persona che avevano il potere di decidere a quale fornitore affidarsi. Si parla ovviamente di contratti rilevanti, come ad esempio quelli relativi alla fornitura di energia elettrica per interi consorzi di imprese. Trattandosi di rapporti commerciali tra privati, all’epoca dei fatti (dal 2009 al 2012) la “tangente” tra privati non era considerata reato e dunque perseguibile per corruzione. Solo successivamente ai fatti attribuibili a Renzo Dolzan la corruzione tra privati è diventata reato penale. Forte dell’impossibilità di dover far fronte a nuove possibili imputazioni, Dolzan si appresta dunque a spiegare in un pubblico dibattimento come molti affari sarebbero stati conclusi nel pieno interesse di Edison. Sarà questo il cavallo di battaglia con cui l’avvocato Stefano D’Apolito affronterà con rito ordinario l’eventuale processo per truffa ai danni di Edison, «Senza danno non ci può essere truffa - ha ribadito ieri il legale - e noi siamo in grado di dimostrare che Edison non subì mai alcun danno per i contratti fatti sottoscrivere da Dolzan, anzi è vero il contrario. Chiederemo la produzione di tutti i contratti di quegli anni per andare a confrontare i rendimenti prodotti alla Edison. Dimostreremo che i rendimenti sono in media da 2 a 4 punti superiori alla media dei contratti procacciati da altri dipendenti». Secondo l’avvocato D’Apolito la Edison sarebbe stata perfettamente a conoscenza che le somme destinate agli incentivi personali per battere la concorrenza avrebbero dovuto essere contabilizzate come costo provvigionale per ipotetici intermediari. Dolzan è accusato di aver «fatto la cresta» su queste somme, tramite le fatture emesse dai coindagati. Per la difesa, però, senza danni per Edison. L’avvocato ritiene non fondate anche le contestazioni di carattere fiscale. E sarà battaglia.

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