L'allarme

Droghe pesanti già alle scuole medie

Rilevati casi di positività per eroina, crack e ketamina. Polizia sulle tracce del pusher che ha ceduto l’ultima dose ad Aymen


di Massimiliano Bona


BOLZANO. «Iniziamo ad intravedere un ritorno al consumo di droghe pesanti tra i minori, soprattutto a Bolzano. Non si tratta di cifre elevate, ma sarebbe sbagliato sottovalutare questo segnale»: a parlare è Antonella Fava, capo della Procura dei Minori, rimasta profondamente colpita - come migliaia di bolzanini - dalla morte di Aymen, il ragazzo di 17 anni trovato senza vita nel sottoscala di un garage in via Brennero. Ad ucciderlo è stata un'overdose ma per sapere cosa ha ingerito bisognerà attendere l'esito degli esami tossicologici. Sulla vicenda, lo ricordiamo, è stata aperta un’inchiesta e la Polizia sta cercando di capire - anche con l'ausilio delle telecamere - chi gli ha ceduto la dose mortale. Di sicuro questa vicenda ha contribuito a puntare i riflettori su un fenomeno, quello del consumo di droga da parte dei ragazzini (anche delle scuole medie), rimasto a lungo sotto traccia. «Nell'ultimo periodo - prosegue Fava - abbiamo registrato una serie di positività ai controlli per l'uso di droghe pesanti. Le verifiche sono state fatte a seguito di incidenti ma anche su richiesta degli stessi genitori dopo crisi avvenute anche in ambito familiare».

I ragazzi problematici non sono pochi. Una volta la Procura dei Minori si occupava soprattutto degli assuntori di cannabis - i casi registrati sono nell'ordine di alcune decine in un anno - ma adesso si sta assistendo ad un preoccupante ritorno all'uso di sostanze ancora più pericolose. Forse per incoscienza o semplicemente perché non serve nemmeno più bucarsi. «I giovani - prosegue Fava - fumano anche l'eroina. Il fatto che non serva nemmeno la siringa rende il consumo ancora più facile. Non riescono a percepire la gravità del fenomeno. Gli ultimi casi di positività riguardano eroina, appunto, ma anche crack, ketamina (un anestetico per cavalli) e mdma». Molti ragazzi cercano lo sballo a tutti i costi. Inseguono gli effetti allucinogeni di queste droghe.

Già, ma anche se i casi non sono (per fortuna) tantissimi, qual è l'età a rischio? «Abbiamo casi gia a partire dalla terza media. Mi riferisco, ad esempio, ad una ragazzina che si è avvicinata alle droghe pesanti quando aveva 13 anni e ora ne ha 15. Talvolta il consumo è legato anche a relazioni sentimentali con ragazzi più grandi». L'Alto Adige, per quanto attiene la droga, non ha comunità terapeutiche specifiche per il recupero dei minori. E spesso, per ottenere cure in strutture adeguate, bisogna portare i ragazzi fuori regione. «Questa carenza - aggiunge Fava - riguarda tutto il Nord Italia». Non è un caso che Aymen sia stato mandato a Parma, dove è scappato peraltro pochi giorni dopo. Poi, quando è tornato a casa, sembra essersi definitivamente smarrito. Qualcuno lo ha spinto lontano dalla strada maestra.

«Alcune famiglie altoatesine hanno mandato i loro figli a San Patrignano, dove esiste un'ala dedicata ai minori, mentre per altri è stato trovato posto all’estero: da Bregenz, in Austria, fino in Baviera».

I percorsi di recupero, di sicuro, sono molto lunghi e il reinserimento, ovviamente, non è garantito. Dipende da mille fattori, ma soprattutto dalla volontà e dalla determinazione dei ragazzi coinvolti. «I casi - spiega il capo della Procura dei Minori Antonella Fava - non riguardano solo immigrati. Ci sono anche famiglie altoatesine, italiane e tedesche, in difficoltà. E non è nemmeno una questione di ceto sociale. Di sicuro, per quanto attiene il consumo di droghe pesanti, anche in Alto Adige si registra una recrudescenza del fenomeno».

Le indagini delle ultime settimane della squadra mobile e della squadra narcotici della Polizia stanno contribuendo a fare luce su un mondo rimasto troppo a lungo nascosto, o almeno in penombra. Adesso, con la morte di Aymen, è stato scoperchiato un pentolone e sembrano esserci le condizioni per identificare alcuni dei pusher che si muovono con sorprendente disinvoltura tra i minori, incuranti del rischio di portare questi ragazzi vulnerabili anche alla morte.













Altre notizie

Attualità