il bilancio della POLIZIA postale

Duecento incontri a scuola per la sicurezza sul web

BOLZANO. Il mondo ha dovuto stabilire una data per portare in luce la sicurezza sul web, ma per la polizia postale ogni giorno è utile a questa battaglia. In occasione del “Safer Internet Day”,...



BOLZANO. Il mondo ha dovuto stabilire una data per portare in luce la sicurezza sul web, ma per la polizia postale ogni giorno è utile a questa battaglia. In occasione del “Safer Internet Day”, dunque, la sezione comandata da Ivo Plotegher ha voluto sottolineare il bilancio dell’attività di prevenzione nelle scuole. «Nel corso del 2015/2016 le conferenze che abbiamo tenuto con i nostri operatori negli istituti sono state 160. Le persone incontrate sono circa 13.000. Gli appuntamenti in tedesco 118». Il ritmo quest’anno non è calato. «Gli incontri sono già stati 83 con 6.200 partecipanti e 68 in lingua tedesca». In totale, insomma, si arriva a 243 giornate di formazione.

Al di là della frequenza degli incontri, comunque, quello che più conta sono gli argomenti toccati con i giovanissimi. «Parliamo di privacy, sexting, pedopornografia, tutela dei minori, Facebook, social network, truffe e reati contro il patrimonio».

Cyberbullismo e sexting fanno ormai parte della cronaca. «Il primo è ormai una vera e propria moda tra i giovani. Consiste nello scambio di foto e video amatoriali dal contenuto sessualmente esplicito. Il cyber bulling, invece, indica l’utilizzo di tecnologie di comunicazione per mettere in atto intenzionalmente comportamenti ostili, aggressivi o diffamatori nei confronti di una vittima prescelta».

A Bolzano gli episodi registrati per questi due reati sono circa una decina. Una quota tutto sommato ridotta.«Non si tratta di un dato allarmante, ma è necessario continuare con questa opera di informazione nelle nuove generazioni». La regola principale da tenere a mente è molto chiara. «Qualsiasi immagine che viene inviata con un cellulare o pubblicata su internet - specifica Plotegher - è un’immagine su cui si perde completamente il controllo. Le stesse potrebbero venir condivise da miliono di utenti anche a distanza di anni. Questo può creare imbarazzi, ma anche dei danni consistenti legati alla propria immagine o al proprio lavoro».

A cosa va incontro, invece, un bullo virtuale? «Potrebbe rischiare la reclusione da 6 mesi a 3 anni con una molta non inferiore ai 516 euro. In caso di minaccia o atti persecutori la reclusione può anche salire a 4 anni». (a.c.)

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