Durnwalder dice sì al megastorenella zona di Bolzano sud

"La legge provinciale - spiega il presidente Luis Durnwalder - prevede la realizzazione di un centro commerciale di 20 mila metri quadrati, ma se tutti sono d’accordo si può anche rinunciare a quella possibilità e sfruttare le cubature esistenti a Bolzano sud"



BOLZANO. «La legge provinciale - spiega il presidente Luis Durnwalder - prevede la realizzazione di un centro commerciale di 20 mila metri quadrati, ma se tutti sono d’accordo si può anche rinunciare a quella possibilità e sfruttare le cubature esistenti a Bolzano sud. Magari aumentando le dimensioni attuali». Quello del centro commerciale a Bolzano è un campo minato. L’Unione commercio si è messa sempre di traverso: nonostante che, ogni fine settimana, centinaia di famiglie altoatesine prendano d’assalto i centri commerciali del Veneto e di Innsbruck, coniugando la necessità di risparmiare col piacere di fare una gita. In questi giorni ad infuocare il dibattito lo scontro durissimo tra l’assessore Thomas Widmann e il suo predecessore, ora direttore dell’Unione, Werner Frick. In mezzo il complesso che il gruppo Podini sta realizzando in via Galilei. In tutto 9 mila metri quadrati che si riempiranno a partire dall’autunno.
IL PROGETTO. Alla fine della zona produttiva, giuridicamente si chiama zona di completamento, a due passi da ponte Roma, la struttura si trova in posizione strategica. A pianoterra si sta completando l’allestimento del nuovo Eurospar che comunque ha già aperto come pure il negozio Sorelle Ramonda che si trova al primo piano. Alimentari e Sorelle Ramonda c’erano già nel vecchio complesso che ora verrà inglobato nell’ambito della ristrutturazione generale. Sull’immobile, da anni ormai al centro di complessi contenziosi di tipo amministrativo al Tar e al Consiglio di Stato, il gruppo Podini ha grandi progetti. Ultimata la parte esterna e i garage, in autunno si cominceranno a riempire gli spazi. Ormai certa l’apertura di Mediaworld, il colosso dell’elettronica. Come pure quella di un negozio di animali e di un ristorante. Ma ne arriveranno anche altri perché ci sono a disposizione 9 mila metri.
LE LICENZE. L’Unione ha diffidato la Provincia dal rilasciare le licenze a Podini. L’assessore Widmann sostiene che non ci sono alternative: non posso non applicare una decisione presa dalla giunta provinciale tra il 2005 e il 2007, quando assessore era Frick (che però votò contro, ndr). Il presidente Durnwalder sta con Widmann: «Ha ragione lui. Frick, che ora lo attacca, è stato relatore della delibera che concede le licenze. Ha votato contro? Quello che conta è la decisione finale e a questa vada data attuazione. La verità è che - giunti a questo punto - piaccia o no, non possiamo bloccare il rilascio delle licenze». IL CENTRO. «Se ne assumeranno le responsabilità - ribatte il presidente dell’Unione Walter Amort -: il diritto sta dalla nostra parte. La sentenza del Consiglio di Stato sul caso Trony ci dà ragione: in zona produttiva non si può fare commercio al dettaglio». Ma non è una legge ormai anacronistica anche a fronte di una recente statistica secondo cui un bolzanino su tre ama fare shopping fuori provincia?
«A mio avviso - ammette Durnwalder - è ancora attuale. Serve a proteggere i negozi di vicinato. Il caso Podini però è una cosa diversa: innanzitutto la struttura è in zona di completamento e poi si tratta di vecchie licenze». Alla fine comunque, quando l’intero complesso verrà riempito, sarà di fatto un centro commerciale. Piccolo, ma pur sempre un centro commerciale. A questo punto ha ancora senso pensare di realizzare - come previsto dalla legge - il centro commerciale da 20 mila metri quadrati ai Piani, a ridosso del centro? «A mio avviso sì. Ma se tutti dovessero essere d’accordo, si potrebbe pensare anche a sfruttare quello che già c’è a Bolzano sud. Magari aumentando la cubatura attuale. Non so: da 8 mila si potrebbe passare a 16 mila». Il riferimento è al complesso Podini o al Centrum di Tosolini, in via Galvani? «Non so se Podini o Tosolini o chi altro c’è in quella zona. L’importante però sarebbe trovare l’accordo tra tutte le parti in causa, altrimenti non se ne fa nulla». Mai e poi mai l’Unione potrebbe dare il via libera ad una simile soluzione: «È la legge provinciale che vieta il dettaglio in zona produttiva, noi la difendiamo e ci stupisce che la Provincia non faccia altrettanto, visto che la norma l’hanno scritta loro. Un’applicazione diversa della legge non è ammissibile».

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