LA TRAGEDIA

Etiopia, medici altoatesini sullo stesso volo due giorni prima della sciagura

Peter Santoro e Franziska Widmann, entrambi dentisti, rientravano dall'ospedale di Attat realizzato dai «Medici dell'Alto Adige per il mondo» (nella foto il dottor Toni Pizzecco)



BOLZANO. Su quell'aereo, il 737 dell'Ethiopian arlines, Peter Santoro e Franziska Widmann, entrambi dentisti, sono saliti due giorni prima che si schiantasse: finito il lavoro ad Attat, avevano deciso di prendere il volo Addis Abeba-Nairobi per passare qualche tempo in Kenya.

«Da brividi, potevano esserci loro sul quel volo» sospira Toni Pizzecco, che prende l'«aereo dei volontari» due volte l'anno per raggiungere l'ospedale di Attat, 65 posti letto e intorno un milione di abitanti, struttura messa in piedi dai «Medici dell'Alto Adige per il mondo». Con lui Franco De Giorgi già primario al San Maurizio.

Da Bolzano ne partono venti all'anno tra dentisti, chirurghi, gastroenterologi, pediatri, pubblici e privati, giovani e no, donne e uomini. È il nostro esercito umanitario.

Anche Andreas Ploner, con studio in piazza Sernesi, era fino a poco fa laggiù, nell'ospedale degli altoatesini. Ci sono ancora Manfred Brandstätter e Alex Gardetto, che è chirurgo plastico a Bressanone.

Servono anche quelli ad Attat, dottor Pizzecco, i chirurghi plastici?«Certo, eccome. Qui non si immagina quante ustioni... Arrivano con il viso devastato, le mani bruciate. No, non è più la guerra, sono i fuochi nelle case, il cibo cucinato senza badare al sottile».













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