Fecondazione assistita con danno erariale 

La Procura contabile ha chiesto ad un medico specializzato un risarcimento di 70 mila euro



BOLZANO. Un medico che esercita in una clinica privata di Merano, specializzata in trattamenti di riproduzione assistita, rischia di dover pagare un risarcimento alle casse pubbliche del sistema sanitario (o nazionale o provinciale) di poco inferiore ai 70 mila euro. Il professionista avrebbe utilizzato risorse pubbliche per cure specializzate a pazienti (provenienti anche da altre zone d’Italia) che non ne avrebbero avuto diritto. Le contestazioni sollevate dalla Procura contabile fanno riferimento ad alcuni casi specifici risultati incompatibili sotto il profilo scientifico con i criteri previsti dalle disposizioni di legge per poter ottenere la copertura delle spese sostenute. La prima contestazione riguarda i rimborsi ottenuti da pazienti che avevano intrapreso una terapia di tipo eterologo.

In questo caso la donna sottoposta al trattamento non è chiamata ad assumere farmaci per la stimolazione ovocitaria (che invece sarebbe stata sostenuta economicamente dal servizio sanitario pubblico). La seconda contestazione riguarda le spese sostenute per sottoporre al trattamento pazienti che avevano superato il limite di età previsto dalla normativa. Il presunto danno erariale rilevato dalla Procura contabile è di quasi 69 mila euro e sarebbe stato provocato dal comportamento (considerato doloso) del professionista, nelle sue funzioni accertative e prescrittive.

Nell’atto di citazione la Procura contabile parla di «macroscopico spregio» delle disposizioni in materia. Sul fronte del mancato rispetto dei limiti di età previsti, la Procura contabile ha evidenziato la posizione irregolare di tutte le pazienti ammesse che avevano tra i 45 e i 46 anni di età. Secondo la Procura queste le pazienti non avrebbero potuto essere ammesse ai trattamenti in quanto la normativa parla di donne di età «non superiore ai 45 anni» che secondo il pubblico ministero va inteso «sino al compimento del 45esimo anno d’età». Nel corso dell’udienza gli avvocati difensori hanno sostenuto la nullità della citazione a giudizio «per errata individuazione del soggetto a cui dovrebbero essere corrisposte le somme risarcitorie richieste». In secondo luogo la difesa contesta anche la parziale prescrizione dei fatti contestati. Nei mesi scorsi la vicenda venne trattata anche dalla Procura penale ed il procedimento si concluse con un risarcimento economico alle casse pubbliche che renderebbe non esigibili le nuove pretese avanzate dalla magistratura contabile. (ma.be.)













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