Fiume Isarco: a rischio l'ultimo tratto vergine

Ad oggi esistono dodici impianti lungo i 95 chilometri che compongono l'Isarco da Brennero, dove nasce, a Vadena, dove confluisce nell'Adige: l'allarme di SOS Isarco



BRESSANONE. «O interveniamo oggi, oppure fra quindici anni non avremo più nulla da tutelare». Christoph Hofer, di Vipiteno, appassionato canoista di 44 anni, è portavoce di Sos Isarco, l'associazione nata nel 2006 con lo scopo di fermare il progetto (in effetti mai realizzato) di una nuova, grande derivazione idroelettrica a Fortezza. Ad oggi esistono dodici impianti lungo i 95 chilometri che compongono l'Isarco da Brennero, dove nasce, a Vadena, dove confluisce nell'Adige.

Tre di queste centrali - a Bressanone, Ponte Gardena e Cardano - da sole producono 1.000 GWh, pari ad un sesto di tutta la produzione idroelettrica dell'Alto Adige, poco meno di 6.000 GWh messi in rete da 938 (!) centrali. Gli altri impianti lungo l'Isarco sono di medie e piccole dimensioni. Nel 2009 l'intervento dell'assessore all'ambiente Michl Laimer ha portato la giunta provinciale ad inserire il tratto d'Isarco tra Stilves e Fortezza - in tutto 17 chilometri circa - nelle aree da tutelare. Una decisione che di fatto ha affossato il progetto di Fortezza, ma secondo Hofer si tratta di una tutela lacunosa, che blocca le grandi opere, ma non impedisce interventi di minor entità, ma comunque impattanti per un ambiente già fortemente antropizzato come quello dell'Isarco.

«Non siamo integralisti - commenta il portavoce di Sos Isarco - siamo consapevoli dell'importanza dell'energia idroelettrica e del fatto che questa provincia alpina ha il dovere di dare il proprio contributo in termini energetici (quasi il 50% della produzione finisce fuori confine ndr). Oggi, però, appena l'8% dei corsi d'acqua altoatesini può essere considerato integro. Stiamo parlando - continua Hofer - di una percentuale talmente piccola, che non possiamo abbassare la guardia, altrimenti tra quindici anni questi discorsi non avranno più senso. Perché non ci sarà più niente da salvare». Per Sos Isarco, dunque, quei 17 chilometri da Stilves a Fortezza rappresentano una sorta di punto di non ritorno nella battaglia ambientalista per la difesa dei corsi d'acqua.

Nel giugno di due anni fa è arrivata la misura di tutela adottata dalla giunta, ma secondo Hofer la norma è volutamente un colabrodo: «Vero, non ci saranno più le grandi centrali, ma sono rimasti gli spazi normativi per permettere ai "piccoli" di ampliarsi». Il casus belli è rappresentato dalla derivazione della ditta Plunger, a Fortezza. Prima la centrale aveva una derivazione massima di 2.000 litri al secondo e una potenza nominale di 70 kw. Il nuovo impianto, recentissimo, che si sviluppa su 650 metri (prima dell'ampliamento erano quasi un terzo, 230), ha oggi una derivazione massima di 18.000 litri al secondo e una potenza di 2.141 kw: «Una produzione idroelettrica di trenta volte superiore alla precedente, realizzata nonostante la presunta tutela adottata dalla Provincia», tuona Hofer. E il timore è che altri "piccoli" produttori (ce ne sono altri cinque lungo l'Isarco: due a Vipiteno, due a Campo di Trens e uno al Brennero) possano fare altrettanto, prosciugando altri tratti dell'Isarco in una zona teoricamente vincolata.

In ballo c'è anche un progetto portato avanti direttamente dal Comune di Fortezza, ma fortemente contestato lo scorso autunno. L'argomento fa venire il sangue alla testa a Robert Schifferle, capitano e atleta dello Sv Sterzing. Società che pratica rafting e che, nella sostanza, raccoglie l'intera nazionale di questa disciplina. Tanto per capirsi, il team di Vipiteno ha nella bacheca dodici titoli nazionali e quello europeo, conquistato lo scorso anno sulle acque del Noce, in val di Sole: «Per allenarci abbiamo bisogno di un campo di almeno 15 chilometri senza interruzioni, distanza minima di una gara - spiega Schifferle - la nostra paura è che dopo Plunger, altri vogliano ampliare la centrale». La "voce" che circola riguarda l'impianto della Staro Sas di Robert Stafler, ma anche quello della Sachsenklemme di Roland Ganterer e della Stein an Stein di Fortezza: «La Stafler è a Mules, a tre chilometri e mezzo da Stilves: se anche lui realizza un progetto analogo a quello di Plunger - spiega Robert Schiffer - significa rovinare il percorso e creare un "buco" di almeno un chilometro, con una portata insufficiente per il rafting. Noi a quel punto dovremmo coprire il tratto a piedi portando i gommoni a mano. Sarebbe un disastro per la nostra disciplina. E il nostro timore è ritrovarsi i progetti approvati da un giorno all'altro e non avere voce in capitolo».

Schifferle non nasconde che alle piccole centrali - che creano tanti ostacoli sul percorso - avrebbe preferito un impianto di grandi dimensioni, quello di Fortezza poi saltato: «Noi avevamo già l'accordo con i papabili per la concessione. Il progetto era di liberare l'acqua due volte al giorno, alle 10 e alle 15, per permetterci di scendere. Poi è saltato tutto». Klauspeter Dissinger, presidente del Dachverband, sull'argomento ha un'opinione di carattere generale: «In Alto Adige ci sono 800 piccole centrali che producono appena il 2% dell'energia totale - commenta - sono convinto che alla realizzazione di piccoli impianti è preferibile un'ottimizzazione, tramite ammodernamento, delle grandi opere già esistenti». Insomma, per motivi diversi, ma molti sono schierati per difendere questi ultimi chilometri «vergini» di Isarco. Ai più la tutela della Provincia appare come la foglia di fico su una situazione già compromessa.

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