Giro di vite sugli Sprar, la protesta 

Rabini: «Tagliano un modello di accoglienza virtuoso, Bolzano pagherà il conto»



BOLZANO. Il decreto legge «Sicurezza e immigrazione», approvato ieri al Senato, è diviso in tre aree: immigrazione, pubblica sicurezza e criminalità organizzata con gestione dei beni confiscati. Tra le misure più controverse, c’è il giro di vite sulla protezione umanitaria, la misura più flessibile accanto al diritto di asilo, e il ridimensionamento dei progetti di accoglienza diffusa Sprar. Molti Comuni si sono schierati per salvare gli Sprar, che anche nei Comuni dell’Alto Adige hanno dimostrato di funzionare. Oggi le associazioni di volontari prenderanno posizione. Intanto si fa sentire Chiara Rabini, referente comunale per i richiedenti asilo: «I progetti Sprar avevano alleggerito Bolzano. In un solo colpo saranno vanificati gli sforzi fatti per un sistema di equa distribuzione sul territorio (3,5 persone ogni mille abitanti) e il grande lavoro fatto dalle comunità comprensoriali. Chi governa i territori (i sindaci, province e regioni) saranno lasciati soli ad affrontare l’emergenza che inevitabilmente questo decreto creerà. Gil Sprar saranno fortemente ridimensionati e i posti ridotti in termini numerici e di tempo: il sistema Sprar accoglie oggi i richiedenti protezione e i rifugiati. Con il decreto solo i rifugiati e per un massimo di 6 mesi. Non potrà più accedervi chi prendeva la protezione umanitaria, che verrà di fatto abolita. Inoltre chi ha ottenuto un’umanitaria per due anni, allo scadere probabilmente potrebbe non ottenere più il permesso di soggiorno, perdendo l’eventuale lavoro e finendo sulla strada. A queste persone non resterà che la possibilità di lavoro in nero o andare a ingrossare le fila dello sfruttamento e della criminalità».













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