il caso

Gli Albergatori altoatesini contro il sito dei «bed and breakfast»

Nel mirino degli operatori altoatesini il portale Airbnb: «Settecento strutture in Alto Adige che non rispettano le regole e non pagano le tasse»


di Alessandro Bandinelli


BOLZANO. Il periodo dei mercatini porterà in città tantissimi turisti, gli alberghi registrano il tutto esaurito, «Ma c’è chi è pronto ad approfittarne, in maniera non proprio regolare danneggiando tantissime imprese». A parlare è Manfred Pinzger il presidente dell’Unione Albergatori e Pubblici Esercenti (HGV) di Bolzano, appena rientrato dal convegno di Federalberghi svoltosi a Roma sul sommerso nel settore turistico e alberghiero: «Un esempio eclatante - si legge nel comunicato di Federalberghi - è costituito dal portale dedicato ai bed and breakfast Airbnb, presente a ottobre 2015 in Italia con 176.870 strutture (erano 234 nel 2009), con una crescita esponenziale alla quale non fa seguito - si sottolinea - una significativa variazione del numero di attività ufficialmente autorizzate». Pinzger lancia un allarme: «Sono circa 700 le strutture di questo tipo in Alto Adige, la maggior parte delle quali sono irregolari». Tra le città italiane maggiormente interessate dal fenomeno, si trova Roma con 18.546 unità, Milano con 11.397, Firenze con 5.736, Venezia con 3.908 e Palermo con 2.502. In Trentino Alto Adige si parla di 2.604 alloggi censiti, di cui appunto 700 circa secondo Pinzger sarebbero quelli altoatesini, localizzati principalmente nei grandi centri.

«Il sommerso nel turismo è giunto a livelli di guardia, che generano una minor sicurezza sociale e il dilagare indiscriminato dell’evasione fiscale e del lavoro in nero», prosegue il comunicato di Federalberghi commentando i risultati del monitoraggio della situazione su tutto il territorio nazionale. Le violazioni riguarderebbero ad esempio l’ obbligo che il gestore avrebbe di risiedere all’interno dei bed and breakfast, mentre sempre secondo il comunicato «la stragrande maggioranza degli annunci presenti su Airbnb è riferita all’affitto dell’intera proprietà (72,5% dei casi) ed è pubblicata da inserzionisti che gestiscono più di un alloggio (57%)».

Ci sarebbero poi “host” che possiedono centinaia di alloggi: per esempio un tale Daniel che gestisce 527 alloggi e Bettina con 420 alloggi, di cui 140 a Milano, 80 a Roma e 88 a Firenze.

Per Manfred Pinzger: « ll consumatore è ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela della salute e della sicurezza. Inoltre, si pone con tutta evidenza un problema di evasione fiscale e di concorrenza sleale, che danneggia tanto le imprese turistiche tradizionali, soprattutto le piccolissime strutture che sono in regola».

Già chiesto dal presidente dell’associazione un incontro con i vertici provinciali della Guardia di Finanza per discutere del fenomeno. «A livello europeo -conclude Pinzger- molti Paesi si stanno muovendo per sconfiggere le degenerazioni della sharing economy nel turismo. Tocca ora all’Italia dare un segnale importante, dettando regole ed istituendo controlli». Oltre a reprimere fenomeni di illegalità però Pinzger auspica una semplificazione normativa: «Di questi affittacamere abusivi, sono convinto che molti vorrebbero mettersi in regola ma l’attuale burocrazia scoraggia chi ha una piccolissima impresa. Il legislatore dovrebbe dunque favorire chi vuole mettere in piedi un proprio affare, ne converrebbe a tutti».

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