I bizziani “risorgono” «Lega debole in giunta» 

«Noi per l’Alto Adige» rilancia dopo le provinciali: una barriera al sovranismo  L’accusa al Carroccio: «Quattro eletti, ma competenze marginali»



BOLZANO. Roberto Bizzo si siede tra il pubblico, dalla parte opposta ai colleghi di «Noi per l’Alto Adige». Il suo ruolo, spiegano, «è quello del padre nobile». Da quella postazione emana il verdetto sulla nuova giunta provinciale. Bocciatura solenne. «Dai tempi della Dc ho seguito tutte le trattative. Dalla fine degli anni Settanta non si vedevano quattro consiglieri italiani di maggioranza», così l’ex presidente del consiglio provinciale, «Andate a vedere le competenze che avevano gli assessori italiani a quei tempi e confrontateli con le “marginalità” che una Svp scesa a 15 eletti ha concesso alla Lega: le deleghe etniche di scuola e cultura italiana e poco altro. Avevano la possibilità di ottenere molto di più. E poi, perché si è persa la buona pratica del “diritto di parola” che aveva l’alleato italiani sui temi importanti?». Quelli di «Noi per l’Alto Adige», si sono presi una pausa dopo il flop delle elezioni provinciali: con l’1,2 per cento sono rimasti fuori dal consiglio provinciale. «Non lasciamo, anzi rilanciamo», annuncia Ennio Chiodi, già capolista. Il gruppo delle provinciali è rimasto quasi intatto. Mancano all’appello solo alcuni meranesi come Giuseppe Marino. C’è ancora Renato Stancher, dopo le dimissioni da vice sindaco di Brunico, c’è il coordinatore Luca Bertolini, Enrico Lillo, il gruppo degli ex Pd da Bizzo a Monica Franch, Mauro Randi, Miriam Canestrini, Debora Pasquazzo, Claudio Volanti e Luigi Tava, e poi, tra gli altri Silverio Barbieri e Alessandro Profaiser.

A breve «Noi» organizzerà la propria assemblea fondativa. Obiettivo, le elezioni comunali del 2020. «Vogliamo esserci in tutti i centri principali», annunciano, non necessariamente con un proprio candidato sindaco: «Da soli non ci si basta, vale per noi, come per gli altri». Le primarie del Pd, dicono, «non sono un tema». Secondo Chiodi: «Qualcosa deve succedere in Italia, dovremo fermarci davanti al baratro. Siamo interessati ai movimenti che possono nascere contro un populismo pericoloso e un sovranismo che ci allontana dall’Europa. Vale anche per le elezioni europee: «Sosterremo schieramenti che guardino a una nuova Europa». Sperano in una «autonomia meno burocratica e scontata». E meno centrata sulla Provincia. Randi: «La Provincia dovrebbe cedere ai Comuni alcune competenze, tra cui le politiche giovanili». (fr.g)

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