I club alpini del Triveneto: passi chiusi tutta l’estate

La convinzione: i «Green Days» solo al Sella creeranno ingorghi sulle altre strade La richiesta di Cai, Sat e Avs: «Ridurre subito i prezzi degli impianti di risalita»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Chiudere un solo passo per soli dieci giorni l’anno non basta. Servirebbe molto più coraggio: chiudere più passi dolomitici, almeno dal 15 luglio al 31 agosto, nelle ore centrali. Introducendo prezzi calmierati per gli impianti di risalita. E si deve ampliare l’azione anche a Veneto e Friuli. Serve soprattutto un progetto culturale per dare un senso all’operazione. Lo sostiene il Card, l’organismo di coordinamento dei Club Alpini della Regione Dolomitica: Sat trentina, Alpenverein sudtirolese, gruppi regionali del Cai di Veneto e Friuli Venezia Giulia, gruppo provinciale del Cai Alto Adige.

La lettera. «I passi dolomitici - scrivono i Card - rappresentano una preziosa sintesi della storia naturale e umana del patrimonio dell’Umanità». Punti di collegamento e scambio, di presidio e unione fra culture, balconi straordinari sui gruppi montuosi più affascinanti del Pianeta. «Tali peculiarità hanno determinato negli ultimi decenni una crescente pressione, urbanistica e viabilistica, che ne ha stravolto la fisionomia, arrivando a trasformare alcuni tra i più belli valichi alpini in ‘non luoghi’».

I non-luoghi. In alcuni casi «il caotico affastellarsi di costruzioni prive di rispetto delle tradizioni locali ha determinato il sovraffollamento edilizio e la progressiva perdita dei caratteri originari». Il traffico in costante aumento «ne cancella i silenzi, occupa gli spazi, ne deteriora la valenza ambientale». Da tempo le associazioni alpinistiche, socie sostenitrici fin dall’inizio della Fondazione Unesco, chiedono un ripensamento generale sull’utilizzo di queste aree, soprattutto dopo l’attribuzione del riconoscimento. In particolare «si è formata una forte, motivata, convinta domanda di regolamentazione del traffico motorizzato nelle ore centrali dei mesi estivi nel periodo di punta (15 luglio-31 agosto)». Attenti però: «Con tutte le attenzioni sia al trasporto pubblico, sia alle esigenze di chi si deve spostare per lavoro». Domanda inoltrata più volte a enti e istituzioni.

Il passo Sella non basta. I Card per fortuna non sono soli. «La consapevolezza di un’azione di tutela sta crescendo anche tra i frequentatori, gli abitanti, gli stessi operatori». La risposta che è stata data nei giorni scorsi dal tavolo di lavoro - Province autonome e comuni interessati - non convince però i club alpinistici «in quanto focalizza la sperimentazione su un singolo passo (il Sella) per un numero limitato di giorni nel corso dell’estate (massimo dieci)». Occorre inoltre registrare negativamente il diniego della Regione Veneto, che in un ragionamento complessivo di gestione del bene Unesco in particolare, ma dolomitico più esteso, «si sarebbe dovuta sentire impegnata a fornire un contributo in termini di idee e proposte».

I passi concreti. Ad avviso dei Club alpini della regione dolomitica, la sperimentazione deve partire da una pianificazione complessiva dell’intervento, che contempli la creazione di aree per il parcheggio nei fondovalle, l’attivazione di un sistema di trasporto collettivo in quota, la valorizzazione delle aree sommitali in termini di fruizione paesaggistica, ma anche culturale e scientifica, aumentando attraverso una serie d’interventi e di strutturazioni la capacità di attrazione dei passi chiusi. «Non si può pensare che un “balcone vuoto” sia in grado di sostituire l’attuale facilità d’accesso con un futuro interesse d’accesso se questo non viene stimolato attraverso una serie di offerte ideate per rafforzare il concetto di opportunità unica, che invitano alla visita e che esercitano attrazione». Solo partendo da un’idea di valorizzazione dei passi elevata a sistema, «si potranno leggere gli effetti in termini di accessi, fruibilità, apprezzamento e, perché no, anche promozione di opportunità economiche per gli operatori locali».

Il corto circuito. La sperimentazione presentata al Sella «nasce debole e rischia di restituire risultati poco incoraggianti su chi privilegia il mezzo privato (“ci vado un altro giorno”) ed effetti controproducenti sugli altri passi, sottoposti a pressioni ancora maggiori». Fosse così «sarebbe un assist per chi si batte per una circolazione senza limiti in una delle aree più affascinanti del mondo». Preme infine sottolineare come, ad avviso dei Card, «sia ormai il momento di scelte strategiche complessive, che riguardino anche la mobilità sui fondovalle, con particolare attenzione ai servizi pubblici ed alla promozione dell’uso degli impianti attraverso misure che ne abbassino i costi per i fruitori». Occorre far crescere in tutti «la consapevolezza della delicatezza del bene comune Dolomiti e della responsabilità che sta in carico ad ognuno di noi».

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