bolzano

I contadini sudtirolesi in Consiglio provinciale: «I lupi vanno eliminati»

Val d’Ultimo e val di Non tedesca insorgono: a rischio agricoltura e turismo. Accorato appello all’assise provinciale. Bizzo: «Ne parlerò con Gentiloni»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Nonostante la Provincia sovvenzioni fino al 70% i sistemi di protezione passiva nei confronti dei grandi predatori e risarcisca fino al 100% gli eventuali danni arrecati, i contadini di montagna sudtirolesi non ci stanno e hanno scritto un’accorata lettera al presidente del consiglio provinciale: no al lupo qui da noi, se ne stia nelle regioni alpine disabitate del resto d’Italia, dove non si è riusciti a conservare cultura contadina e relativo ambiente. Il presidente Bizzo ha raccolto l’invito, promettendo di metterci una buona parola addirittura con il premier Gentiloni. Perché - semplificando, ma il succo è proprio questo - nel resto d’Italia si sta tentando di tutelare il predatore, mentre qui da noi si preferirebbe farlo fuori. Peccato che il piano lupo 2017 del governo attualmente in discussione alla conferenza stato regioni escluda di fatto questa possibilità. Per cui urge correre a Roma.

A scrivere alla Provincia sono le associazioni contadine di Proves, San Felice, Tesimo, San Pancrazio, Santa Valpurga, San Nicolò e Santa Geltrude. Insomma, val d’Ultimo e val di Non tedesca, dove qualche sporadico lupo (in Italia attualmente si stima siano 1500) ora è ricomparso. Ci si lamenta del fatto che il Piano lupo 2017 in futuro ne proibirà caccia e abbattimento. Niente deroghe, se non - e non sia mai - passando per il ministero dell’Ambiente. Deroghe che saranno concesse, caso per caso, sentito l’Ispra, solo nel caso in cui un singolo animale dovesse causare danni particolarmente gravi e soltanto nel caso in cui fossero già state prese tutte le altre possibili e opportune contromisure: recinzioni anche elettriche dei pascoli, cani da pastore, ricovero notturno al chiuso di pecore e capre. E si potrà abbattere solo se non si metterà in pericolo sopravvivenza e consistenza della tal popolazione di lupi. Dopo che in passato era scomparsa, la specie sulle Alpi è ritornata. Così spiegano i contadini. Che proseguono: purtroppo, il piano nazionale vorrebbe ripopolare le Alpi in maniera estesa, favorendo l’insediamento di popolazioni stabili e in grado di sopravvivere autonomamente, magari rimettendo in collegamento vitale fra loro le popolazioni alpina e balcanica. Il piano nazionale prevede ben contromisure per tutelare l’agricoltura di montagna. Contromisure però alquanto onerose. È questa la singolare visione dei contadini sudtirolesi: sintetizzando, sostengono che nel resto dell’arco alpino, specie sulle Alpi occidentali, che si diffonda il lupo non è fatto che comporti particolari disagi: là ci sono solo poche aziende che sfruttano la montagna in modo estensivo. Da noi è tutt’un’altra storia. Qui la coltivazione è intensiva: prati da sfalcio fino ai 1600, pascoli fino ai 2000, utilizzati regolarmente. La fanno facile, gli ambientalisti. Non è semplice, da noi, posizionare recinzioni. I terreni in quota sono ripidi e di non facile raggiungibilità. Si rischia di dover rinunciare a sfruttare molte malghe in quota. Impossibile riportare al sicuro, la sera, capre e pecore. Servirebbe personale in più. E i cani da pastore? Difenderebbero le greggi non solo dai lupi ma pure da turisti e cani, aggredendoli, ferendoli. Per non citare le questioni di responsabilità penale e civile in capo ai pastori. Certo, c’è pure l’orso, ma le famigliole di plantigradi sono poco numerose. I lupi invece vivono in branchi e hanno un potenziale riproduttivo nemmeno paragonabile. Insomma, i contadini saranno costretti ad abbandonare le malghe, perdendo così un pezzo della loro Kulturlandschaft. E che dire poi del fatto che da noi ci sono miriadi di sentieri, che solcano valli e raggiungono cime? I lupi diventeranno così un problema pure per il resto dei sudtirolesi e per gli escursionisti. In Italia e in Europa ci sono tanti territori poco antropizzati. A disposizione dei branchi di lupi. «Se in Alto Adige si sparerà, in Europa il lupo non scomparirà».













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