I «nuovi» Pooh lunedì a Trento con il badiota Phil Mer al posto di D'Orazio

Appuntamento lunedì sera alle 21 sul palco dell'Auditorium Santa Chiara


Daniela Mimmi


BOLZANO. Una volta i Pooh erano in quattro. Poi, lo scorso anno, Stefano D'Orazio se ne è andato e loro sono rimasti in tre. Ma sul palco dell'Auditorium Santa Chiara di Trento, una delle tappe del «Dove comincia il sole Tour», domani (ore 21; restano solo biglietti in piedi che saranno venduti alla cassa dalle ore 20) i musicisti sul palco saranno sei. Oltre a Roby Facchinetti, Dodi Battaglia e Red Canzian ci saranno infatti anche Danilo Ballo alle tastiere, Ludovico Vagnone alle chitarre e alla batteria il giovane musicista badiota Phil Mer, che nonostante la giovane età ha già lavorato anche con Pino Daniele e Malika Ayane. Il nuovo tour, partito il 29 gennaio, ha fatto registrare finora un successo che rende orgogliosi i tre Pooh. «Innanzitutto c'è la location perfetta per questo concerto: il teatro. La scaletta è indovinata, essere in sei ci dà la possibilità di fare preziosismi impossibili in tre. E davanti a noi vediamo sempre facce contente e soddisfatte. Il pubblico continua a emozionarsi e noi ci emozioniamo sul palco. Questo è il successo più grande, per noi» ci dicono i Pooh passandosi il cellulare in uno dei loro tanti viaggi in auto.
Qualche anticipazione sulla scaletta?
È un concerto molto rock e anche molto sinfonico. La musica è piena e avvolgente, proprio perché sul palco ci sono sei strumenti. Questo ci dà la possibilità di fare pezzi che non abbiamo mai potuto fare dal vivo, come la lunga suite «Il tempo, una donna, la città». Faremo tutto il nuovo album, tutti i pezzi «storici» e un lunghissimo bis.
Vi sarete chiesti come mai i Pooh continuano a essere seguiti così dopo 45 anni...
Noi pensiamo che la gente, oggi soprattutto, voglia concretezza, certezza, continuità. Il nostro pubblico sa che quando viene a un nostro concerto avrà bella musica, suonata bene e con un supporto tecnico sempre all'altezza, che la scenografia sarà perfetta, come pure l'audio. Noi rappresentiamo la continuità e regaliamo al nostro pubblico un momento emozionante d'amore.
In giro c'è forse voglia degli anni Settanta, a partire dalla musica?
Non è solo quello, pensiamo che la gente voglia comunque e sempre ascoltare buona musica. Sì, questo concerto per certi versi riprende la tradizione del rock progressivo degli anni Settanta, ma rivisto con gli occhi di oggi.
Tre nuovi musicisti con voi sul palco e soprattutto il giovane Phil Mer. Una carica in più?
Con loro la nostra musica è proprio completa, perfetta, come deve essere. Phil è bravissimo ed entusiasta, oltre a essere molto carino e conquistare tutte le ragazze. Dal punto di vista strettamente tecnico sa impreziosire certi passaggi, colmare i silenzi e le pause con molto gusto, a volte anche in modo inaspettato. Inoltre conosce alla perfezione la parte armonica e melodica di tutte le nostre canzoni.
Questa per voi potrebbe essere una specie di nuova partenza?
Sì, è senza dubbio una nuova partenza. Per la prima volta, dopo tre anni, sentiamo che stiamo facendo proprio quello che vogliamo e come lo vogliamo. Gli ultimi tre anni sono stati infernali, perché noi conoscevamo le intenzioni di Stefano D'Orazio e ogni concerto era una pena. Ci chiedevamo sempre se quello sarebbe stato l'ultimo concerto con lui, non sapevamo cosa sarebbe successo dopo, ci chiedevamo come ne saremmo usciti. Adesso invece abbiamo la certezza che stiamo facendo la cosa giusta, che stiamo percorrendo la strada giusta, in tre, a volte in sei...

L'altro live
Lunedì 28 ci sarà Grignani

Lunedì prossimo - sempre all'Auditorium - Trento ospiterà un altro concerto di musica italiana che, dopo quello di domani dei Pooh, richiamerà molti spettatori altoatesini: sul palco ci sarà Gianluca Grignani, il cui nuovo «Romantico Rock Show Tour» prevede esibizioni solo nei teatri. In questo contesto Grignani ha deciso di riprodurre, sperimentare e presentare per la prima volta al grande pubblico il suono in quadrifonia: una tecnica di diffusione del suono che prevede il posizionamento di casse non solo di fronte al pubblico, ma anche alle sue spalle e che implica un bilanciamento di acustica che solo i teatri possono consentire. Un «abbraccio musicale», come è stato definito.

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