I NUMERI

I provinciali costano oltre un miliardo all’anno 

Sale la spesa per il personale: sono ormai 35 mila. L’assessora Deeg: «Dobbiamo tenere sotto controllo i costi»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Sono un esercito, i provinciali. Quelli di loro stretti intorno ai palazzi dell'autonomia amministrata, di «antica» osservanza, superano i 18mila. È chi lavora negli uffici assessorili, che muove la macchina della burocrazia. Tanti. Ma se a loro si aggiungono tutti quelli entrati nel circuito dell'erario provinciale col crescere delle competenze, dalla scuola ex statale alla sanità, dai comuni ai "corpi", il numero arriva a 34.757. E sono molte più le donne che non gli uomini. Facendo un paragone da studi classici, quasi quattro legioni in totale.

Sono numeri ma anche costi. E infatti quelli del personale erodono gran parte dell'intero bilancio: se la Provincia, nell'ultimo esercizio, si trova a gestire 5 miliardi e mezzo di euro, solo la sanità chiede oltre un miliardo e trecento milioni, il personale amministrativo oltre un miliardo. Per essere precisi: 1.117.798.709. Ecco che, fatti due conti, per la politica, le sue prospettive strategiche, cioè i grandi investimenti infrastrutturali, insomma tutto quello che fa disegno generale di una giunta rispetto ai suoi possibili programmi di governo, resta ben poco. Indubbiamente molto più che altrove ma, fatte le proporzioni, non troppo.

«Per questo - dice l'assessora Waltraud Deeg - dobbiamo far quadrare i conti con i numeri. Nessuna accelerazione nelle assunzioni, oculatezza e prudenza nella contrattualistica». E infatti il direttore generale, fa notare che l'incremento c'è stato, ma che ora sarà frenato: «Siamo saliti in un paio di esercizi di oltre 60 milioni - dice Hanspeter Staffler - ma già per il prossimo il delta sarà molto meno». Che vuol dire la differenza tra il prima e il dopo. E il dopo, cioè il 2018, questo aumento sarà ridotto di almeno un terzo. Tornando alla tipologia dell'"esercito" provinciale sono proporzionati ai costi anche i numeri.

Oltre ai circa 18mila impiegati dell'amministrazione, dai custodi ai dirigenti, sono 7.712 gli addetti alla sanità, e quasi 8000 invece quelli legati in diversi modi all'insegnamento. Perchè ci sono quelli che lavorano negli ambiti più territoriali, come gli asili nido, le scuole provinciali ma poi c'è tutto il personale degli istituti ex statali. Per non parlare dei comunali, degli appartenenti ai corpi ecologici o di sicurezza, come forestali e vigili del fuoco, con l'intero apparato della protezione civile e poi i musei, l'informazione (Ras), la Regione. Tanto che, per dire, gli impiegati nel grande mondo dell'istruzione e dell'informazione superano le 10 mila unità contro le neppure 8 mila dell'amministrazione provinciale: il 63% del totale. Costi sotto stretto controllo, dunque. Perché, altro esempio di inevitabile lievitazione dei costi, cresce l'età media degli impiegati. Dal 2000 ad oggi è salita dell'8,6% .

Sempre più vecchi, insomma. E più cari. «Siamo lo specchio della società - hanno detto l'assessora e il suo direttore - anche per il costante invecchiamento e la rarefazione dei giovani». Poi c'è la questione di genere. E qui la Provincia offre un quadro in relativa controtendenza: quasi il doppio le quote rosa rispetto a quelle azzurre se si tiene conto della diversa tipologia dei contratti. Poco più alte di numero le donne nel tempo pieno, più del doppio sommando al tempo pieno il part time oltre il 50% e il part time fino al 50%. E ancora, procedendo per qualifiche funzionali, donne nettamente in testa dal secondo all'ottavo livello e in coda solamente nella piccola percentuale del nono livello e del terzo. Più capi tra i maschi ma poi una evidente prevalenza delle donne in tutti gli altri uffici.

In linea generale, comunque, i provinciali crescono. Nel 2005, nel loro totale, e cioè amministrazione, scuola, sanità ecc. erano 32.822: oggi sono 34.757. E ogni settore mostra questa misura progressiva in modo abbastanza omogeneo anche perchè il dato di partenza consente di operare dei paragoni in anni in cui le competenze provinciali rispetto alle precedenti statali si erano ormai dispiegate quasi completamente. «È comunque la parte fissa dei costi ad aumentare» commenta Waltraud Deeg. A voler dire che ogni possibile strategia di contenimento di scontrerebbe con gli automatismi. Parzialmente soddisfatti anche i sindacati, presenti ieri in Provincia alla presentazione dei dati: «Chiediamo tuttavia di stabilizzare settori ancora legati alla stagionalità e alla precarietà dei contratti. Come quello dei musei" ha osservato il delegato Cgil.













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